Naufragio, la registrazione choc

Rimini

RAVENNA. Il suono della sirena della Gokbel, le grida concitate via radio del povero comandante turco in sottofondo. Poi lo schianto: un rumore fragoroso e angosciante di scafi che si scontrano e si squarciano nella nebbia a due miglia dal porto di Ravenna. «Ship in crush» (incidente alla nave) dirà via radio un ufficiale siriano della Lady Aziza. Pochi istanti dopo si sente ancora il comandante turco «I’m sinking! Come on!» (sto affondando, presto!).

E’ il momento esatto della tragedia del 28 dicembre scorso, costata la vita a sei persone, che rivive nelle registrazioni della scatola nera della Lady Aziza. Un documento audio di cui il Corriere è riuscito ad avere un estratto oggi ascoltabile sul nostro sito Internet (www.corriereromagna.it).

Si tratta ovviamente di atti a disposizione delle parti e quindi non coperte da segreto investigativo.

Diversi gli elementi che colpiscono; a cominciare dalla rotta e dalla velocità della Lady Aziza. La media è di circa 12 nodi, ma si arriverà fino a 14 (contro i 4 della Gokbel, che era in entrata al porto). La rotta, invece, varia progressivamente: la nave tende infatti a spostarsi verso Sud e questo finisce per anticipare lo scontro con la Gokbel.

Ma il particolare radar in dotazione alla Lady Aziza, nel caso in cui ci fosse una nave sulla propria rotta, permette di far sapere al comandante anche il tempo stimato di collisione. E dalla scatola nera si vede come la Lady Aziza sappia con circa un quarto d’ora di anticipo che esiste quel rischio concreto.

Eppure pochi minuti prima dello scontro si sente la Gokbel comunicare con qualcuno (ma non si capisce bene chi) che le chiede le coordinate della sua rotta. La Gokbel risponde e il tutto si chiude con una una comunicazione serena per i turchi: «Full ahead Gokbel» (avanti tutta Gokbel).

Chi è che dà quelle indicazioni? La Lady Aziza? Oppure altri? Una domanda fondamentale. Perché da quel momento in poi le due navi non faranno altro che andare l’una incontro all’altra, nonostante dal radar fosse emerso chiaramente il rischio di collisione. Il tutto con una nebbia che permette di vedere solo fino a 35 metri di distanza.

E’ evidente che qualcuno (sarà un giudice a stabilirlo) ha sbagliato valutazioni. Colpiscono poi i riscontri a quanto dichiarato dal secondo ufficiale turco, l’unico della cabina di comando sopravvissuto al naufragio. La Gokbel, resasi conto del pericolo, per due volte cerca un contatto radio con i siriani e per due volte suona le sirene della nave per segnalare la sua presenza. Ma dalla cabina della Lady Aziza non si sente nulla. Se non, purtroppo, il terribile rumore dello schianto che avviene pochi istanti dopo. Perché quel silenzio?

Seguono, infine, le prime concitate comunicazioni via radio dei piloti del porto e della Capitaneria che con sangue freddo comincia a coordinare i soccorsi con un mare forza sei. Alla fine il bilancio sarà di cinque sopravvissuti, ben quattro dispersi e due morti accertati, tra questi il comandante della nave turca.

Ieri, intanto, l’inchiesta è proseguita ancora con il sequestro del cellulare del comandante siriano della Lady Aziza e del dischetto Immarsat, un altro raccoglitore di dati interno alla nave. Proprio per questo sia il comandante che il primo ufficiale del mercantile battente bandiera del Belize hanno per la prima volta lasciato il porto per recarsi negli uffici del pm Stefano Stargiotti che coordina le indagini. La perizia sarà eseguita dall’ingegnere Nicola Buffadini. Mentre i legali della Gokbel, gli avvocati Aldo Guerrini e Maurizio Mauro, hanno nominato come proprio consulente, l’ingegnere Antonio Sama.

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