Collisione tra due navi

Rimini

RAVENNA. Al momento dell’incidente nevicava forte. La burrasca - con raffiche che hanno raggiunto i 50 nodi, oltre 90 km/h - aveva reso l’Adriatico agitato, innescando un moto che ha toccato forza 6 con onde alte più di quattro metri. Mentre il contrasto tra l’aria gelida e l’acqua ancora relativamente calda (non più di 6º) aveva dato origine ad una fitta nebbia, una coltre talmente densa da azzerare la visibilità fino a quando il vento non è girato a Bora.

Condizioni che raramente si verificano e che il comandante della Capitaneria di porto, il capitano di vascello Giuseppe Meli, ha sintetizzato in un solo termine, definendole «proibitive». Al punto che anche una delle barche degli ormeggiatori uscite al largo per soccorrere i naufraghi ha avuto serie difficoltà.

E’ in quell’inferno di ghiaccio e onde che ieri mattina si sono incrociate le traiettorie del mercantile turco “Gokbel” e del cargo battente bandiera del Belize “Lady Aziza”. Per cause ancora al vaglio degli inquirenti, a tre miglia dall’imboccatura del porto le due navi si sono scontrate. Una collisione che ha avuto un esito drammatico.

In seguito all’urto la “Gokbel” - presumibilmente colpita a poppa - ha iniziato a imbarcare acqua, inabissandosi nel giro di pochi minuti sul fondale, profondo in quel punto una quindicina di metri, con gli undici membri dell’equipaggio costretti ad abbandonare l’imbarcazione e a gettarsi in acqua nel tentativo di salire sulle scialuppe di salvataggio.

Cinque di loro, in condizione di ipotermia, sono stati tratti in salvo dall’imponente macchina dei soccorsi scattata subito dopo il mayday, giunto alla centrale operativa della Guardia costiera attorno alle 8.40. Stremati e al limite della resistenza fisica per la prolungata permanenza nell’acqua gelida (alcuni hanno riferito ai medici di essere rimasti a mollo una ventina di minuti), sono stati portati d’urgenza all’ospedale; due sono stati trattenuti in osservazione mentre gli altri tre sono stati ricoverati nel reparto di medicina d’urgenza. Nessuno versa in pericolo di vita.

Due marittimi invece non ce l’hanno fatta. Il primo, Emrah Karadas, 27 anni, è stato portato al molo insieme ai primi naufraghi ormai cadavere; poco prima dell’imbrunire è stata invece recuperata la seconda vittima, di cui ancora non sono state accertate le generalità.

Altri quattro marinai, tra cui il comandante della nave e il primo ufficiale di bordo, mancano invece ancora all’appello. Li hanno cercati per tutta la giornata, sia via mare che con gli elicotteri, fino a quando le ricerche - concentrate, sulla base delle correnti, nella zona di Cervia - sono state sospese a causa dell’oscurità. Ufficialmente risultano dispersi ma le possibilità di ritrovarli in vita sono ridotte al lumicino. L’unica speranza è che possano essere saliti su uno dei battelli di salvataggio rimasto in balia delle onde. Viceversa il loro destino appare segnato. In condizioni come quelle di ieri, come spiegato dal medico del 118 Giovanni Sella, la permanenza in acqua ritenuta compatibile con la vita «non supera l’ora». Realisticamente, anche meno.

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