Gionatan, due anni e 9 mesi al pirata

Rimini

 

RAVENNA. Il 22 giugno scorso mentre guidava in stato di ebbrezza la sua Mercedes Clk investì e uccise il piccolo Gionatan Lasorsa, trascinato sull’asfalto sotto gli occhi di suo padre, di sua madre e del fratellino più grande. Sei mesi dopo Krasimir Dimitrov potrà liberamente uscire di casa essendogli stati revocati oggi gli arresti domiciliari. Il 37enne bulgaro, difeso dall’avvocato Gianluca Brugioni, ha infatti patteggiato ieri una pena a 2 anni nove mesi e dieci giorni di fronte al gup Piervittorio Farinella. Da oggi Dimitrov avrà dunque come unico vincolo solo quello di sottoporsi all’obbligo di firma, passando quotidianamente dalla caserma dei carabinieri più vicina alla sua nuova abitazione. La tragedia di Gionatan - che commosse e sconvolse l’opinione pubblica ravennate - avvenne, come detto, il 22 giugno. Quella domenica Dimitrov, alla guida della Mercedes Clk, investì il bambino che secondo una perizia disposta dalla procura morì sul colpo. Il suo corpo venne però trascinato per diversi metri e Dimitrov, invece di scendere dall’auto, si diede alla fuga incurante delle grida del padre del bimbo che gli chiedeva di fermarsi. Il bulgaro venne rintracciato appena trenta ore più tardi dagli agenti della squadra di pg della polizia stradale dopo un’inchiesta senza sosta. L’auto - che nel frattempo era stata accuratamente lavata - corrispondeva a quella descritta dai testimoni ed era stata ripresa dalle telecamere di una banca vicina. Quando le forze dell’ordine bussarono alla sua porta il 37enne venne trovato ancora in stato di ubriachezza. Inizialmente negò ogni addebito, sostenendo di non essere nemmeno passato da via Romea sud quel giorno. Un’affermazione che contrastava non solo con gli elementi raccolti dagli investigatori, ma anche con i racconti di due testimoni oculari e con le tracce lasciate dal telefonino che aveva agganciato le celle della zona. Successivamente, a due settimane dall’arresto il 37enne cambiò atteggiamento e davanti al pm Isabella Cavallari si lasciò andare a parziali ammissioni, affermando di essere passato da Ponte Nuovo proprio in concomitanza con l’orario dell’incidente ma sostenendo di non essersi accorto di nulla e di aver pulito l’auto non per cancellare eventuali tracce ma solo perché era sporca.

Va sottolineato come la procura abbia in pratica chiesto e ottenuto il massimo previsto dal nostro ordinamento: un anno e mezzo per l’omicidio colposo, tre mesi e 10 giorni per la guida in stato di ebbrezza (aggravata dall’incidente) e dieci mesi per la fuga. Va inoltre sottolineato come l’accertamento della guida in stato di ebbrezza sia arrivato non in presenza di un test dell’etilometro ma grazie alle testimonianze di più persone che videro quella domenica Dimitrov uscire barcollante da una bar di Lido Adriano. La perizia accertò che la Mercedes viaggiava a 60 km orari in un tratto in cui si sarebbe dovuto procedere ai 50. L’impatto mortale invece avvenne a 35 km orari. Sul conteggio finale della pena ha inoltre influito anche lo sconto di un terzo previsto dal rito alternativo. «Il mio cliente non ha commentato il patteggiamento - ha dichiarato l’avvocato Brugioni - Messaggi alla famiglia? Al momento non ne ha fatti e ha preferito restare in silenzio. Ora cercherà di riprendere una vita normale e di trovarsi un lavoro».

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