Mucca trovata positiva alla "Lingua blu"

Rimini

RAVENNA. Mucca infetta da Lingua blu in un allevamento tra Ravenna e Cervia: il ministero mette in quarantena per due anni tutti gli allevamenti della provincia, restrizioni per oltre 13mila animali tra bovini e ovini. I Comuni di Ravenna e Cervia classificati come “infetti”: qui si contano 50 allevamenti di bovini, 93 di ovini. Allevatori infuriati e centralini caldi ieri al servizio veterinario dell’Ausl: la vendita del bestiame è inibita salvo deroghe che permettano l’accesso ai macelli o anche alla movimentazione ma solo dopo le profilassi. E la corsa al vaccino è servita. Unica consolazione: pericoli, per l’uomo, non ce ne sono. Ma bastano le restrizioni del ministero a mettere in ginocchio gli allevatori.

La mucca infetta. Il caso è stato accertato dal servizio veterinario dell’Ausl la scorsa settimana: una bovina di un allevamento ravennate è risultata infetta da febbre catarrale degli ovini da sierotipo BTV1, la cosiddetta “Bluetongue”, lingua blu. I bovini possono infettarsi, ma difficilmente si ammalano e a guarigione vanno da soli senza cure particolari: sono quindi meri serbatoi del virus ma non presentano sintomi; devono però essere messi in quarantena per evitare il rischio di contagio ad altre bestie (e al confino è quindi stata destinata anche la mucca infetta).

Diverso è il discorso per le capre e le pecore: loro, normalmente, oltre ad infettarsi rischiano più facilmente di ammalarsi. E il decorso del contagio può essere sfavorevole, fino a portare al decesso, ma anche in questo caso per gli esseri umani non c’è alcun pericolo. A trasmettere l’infezione, una specie di zanzara che vola solo di notte e che, a basse temperature, non vive: ancora quindici giorni, e la provincia si sarebbe probabilmente “salvata”. «Invece no - spiega la dottoressa Diana Venturini, del servizio veterinario dell’Ausl -: ci aspettavamo la malattia. Ha risalito l’Italia per tutta l’estate e ormai era arrivata alle Marche. Speravamo solo che, prima di lei, arrivasse l’inverno».

Le restrizioni. A seguito della positività sierologica della mucca di Ravenna, il ministero alla Salute ha quindi inserito tutta la provincia di Ravenna nell’elenco delle zone soggette a restrizione. Ravenna e Cervia, poi, dal momento che rientrano nel raggio di quattro chilometri dall’allevamento dove si è verificato il focolaio, sono considerati “Comuni con infezione in atto per Blutongue”.

Già, ma nella pratica, come si traduce? «L’inserimento in zona soggetta a restrizione dell’intera provincia comporta forti limitazioni alla movimentazione in uscita, sia da vita che da macello, degli animali di specie sensibili», avverte l’Ausl nella sua nota ufficiale. «Viene inibita la vendita e la movimentazione in uscita salvo deroghe - entra nel dettaglio la dottoressa Venturini -. Gli animali possono essere destinati ai macelli in particolari condizioni mentre per le bestie da vita si possono muovere solo nei periodi di zona stagionalmente libera». E Ravenna lo è di norma tra dicembre e gennaio, quando le temperature si abbassano di più. «Altrimenti, si possono muovere se vaccinati. Quanto ad essere mangiati, per l’uomo non c’è nessun pericolo», chiosa la dottoressa. Le restrizioni, poi, sono destinate a durare molto: il virus può incubare nel bovino infetto anche oltre due mesi, eppure la quarantena deve durare due anni.

Allevatori arrabbiati. Insomma, per gli allevatori della provincia, uno sfacelo. Decine le telefonate giunte ieri al Servizio veterinario per chiedere aiuto e informazioni su come muoversi: presto per poter parlare del vaccino, e per il momento si può solo provare a chiedere deroghe qua e là. Ma è certo: nel pieno momento di crisi, le limitazioni assumono un sapore ancora più amaro.

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