«Un'Ausl unica che divide i sindaci»

Rimini

RAVENNA. La chiamano Ausl unica della Romagna, ma stando alle dure prese di posizione dei sindaci di Forlì e Cesena, fino ad ora più che unire il maxi progetto sanitario sembra aver più che altro diviso, all’ombra di accordi politici non del tutto chiari

A lanciare l’allarme è il consigliere provinciale dell’Udc Gianfranco Spadoni. «L’unificazione delle aziende sanitarie di Rimini, Cesena, Forlì e Ravenna - scrive Spadoni - aveva già da tempo mostrato parecchi scricchiolii non tanto dovuti alla grande trasformazione epocale dei servizi ma piuttosto su altre questioni più di tipo campanilistico. La prima preoccupazione, ad esempio, era l’individuazione della sede riguardante la nuova struttura sanitaria, ma poi ne sono seguite altre sino ad arrivare alla proposta di designazione del direttore generale da parte della Regione. Argomento che ha fatto letteralmente saltare il banco di concertazione con precise prese di distanza da parte del sindaco di Cesena Paolo Lucchi il quale non ha esitato a denunciare una sorta di accordo sottobanco tra i colleghi amministratori locali (sindaci e presidenti di provincia) e la Regione stessa». Spadoni ricorda come Lucchi abbia manifestato apertamente il proprio dissenso «evidenziando il forte timore di un ennesimo ricorso della politica alla solita spartizione dei posti e per questo ha preferito fare un passo in dietro rispetto al rapporto di confronto con tutti i responsabili dei territori eletti dai cittadini». Ma a Lucchi si aggiunge, con motivazioni diverse ma non meno gravi, «l’azione clamorosa del sindaco di Forlì Roberto Balzani che con la stessa filosofia e coerenza espresse nella sua pubblicazione Cinque anni di solitudine, non si ricandiderà al secondo mandato per la conferma della sua carica elettiva. Le cause di tale scelta sono molteplici, e fra queste spicca l’approccio metodologico di stampo dirigistico della Regione che anche sul tema della sanità, cozza palesemente con il percorso partecipato e democratico, ben presenti nella testa e nelle azioni di Balzani». Insomma, secondo Spadoni il progetto Ausl al momento sarebbe una sorta di «puzzle con molti pezzi mancanti, a conferma del solito metodo calato dall’alto e con l’assenza di un programma di azioni chiaro e praticabile e privo del coinvolgimento diretto delle quattro direzioni generali Usl. Anche noi - conclude Spadoni - condividiamo appieno la tesi del primo cittadino forlivese, poiché ci troviamo di fronte ad una legge regionale affrettata e alquanto generica che toglierà qualsiasi contatto e ogni tipo di confronto democratico con i territori in questo modo spogliati dalla prerogativa della partecipazione democratica. Una simile situazione che coinvolge oltre un milione e duecentomila cittadini, non può non avere una fase di transizione per non creare disagio e disorientamento soprattutto agli utenti che, ancora una volta, dovranno pagare i difetti di questa politica».

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