Don Desio esce dal carcere dopo sette mesi

Rimini

RAVENNA. Don Desio esce dal carcere. Il tribunale delle Libertà ha concesso ieri all’ex parroco di Casalborsetti i domiciliari in una struttura riabilitativa umbra gestita da religiosi. Desio, accusato di violenza sessuale su quattro minori, era stato arrestato il 5 Aprile scorso dalla squadra Mobile di Ravenna al termine di un’inchiesta dai contorni sconcertanti diretta dal pm Isabella Cavallari. Dopo sette mesi e mezzo di carcere, nel reparto “protetti” del carcere di Forlì, e dopo due istanze di scarcerazione respinte dal gip Rossella Materia, ieri pomeriggio l’ex sacerdote - ora sospeso a divinis - ha lasciato la sua cella per dirigersi verso le campagne umbre.

Nelle sei pagine di ordinanza, emessa dal tribunale in composizione collegiale, si ritiene ormai esaurito il rischio di un inquinamento delle prove da parte del religioso. Anche perché, fatto certamente non trascurabile, proprio il giorno prima dell’udienza (che si è tenuta martedì) la procura aveva notificato al difensore di Desio (l’avvocato Battista Cavassi) il cosiddetto 415/bis, ovvero l’avvenuta chiusura delle indagini. In totale Desio dovrà rispondere di violenza sessuale su quattro minorenni, alcuni dei quali gli erano stati affidati dalle famiglie. Si tratta dei tre casi che emersero delle intercettazioni disposte nella primavera scorsa e di quel caso scoperto invece solo grazie all’incidente probatorio del luglio successivo, quando un 15enne (alle prese con una situazione familiare disagiata) rivelò di aver avuto con Desio una relazione durata circa un anno. Un caso di cui Desio non aveva fatto cenno agli inquirenti, nonostante pochi giorni prima avesse scritto al gip una lettera in cui si dichiarava «sinceramente pentito della sua condotta» per ottenere i domiciliari.

Nuove accuse che lo resero poco credibile agli occhi del pm Isabella Cavallari e del giudice Rossella Materia per il quale la struttura umbra non era ritenuta sufficientemente isolata. Ma una nuova lettera Desio l’ha presentata martedì anche al tribunale delle Libertà nel corso dell’udienza. Poche righe scritte di suo pugno in cui questa volta ammette pienamente i fatti che gli sono stati contestati. L’indagine su Desio era cominciata, grazie all’intuito di un padre, nei giorni successivi all’incidente stradale di cui era stato protagonista. Il sacerdote era finito dentro il canale di Casalborsetti con il suo Suv Bmw. Gli esami alcolemici rivelarono che quella sera aveva bevuto. Per ricreare una forma di consenso attorno alla sua immagine Desio utilizzò i profili Facebook di alcuni dei ragazzi. In incognito si lasciò così andare a frasi di incoraggiamento nei suo confronti e commenti pesanti per i giornalisti locali. Ma uno di quei post venne scritto in orario di scuola. Particolare che mise in allarme un padre il quale prima chiese spiegazioni al proprio figlio e poi allertò la polizia. Le intercettazioni fecero emergere quelle strane relazioni tra il prete e i “ragazzi del don” che si stava dando da fare proprio per organizzare un incontro con un ragazzo durante le vacanze di Pasqua. Ma in canonica arrivarono prima i poliziotti.

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