Condannati per traffico di coca I giudici brasiliani chiedono mandato di cattura internazionale

Rimini

RAVENNA. La giustizia brasiliana ha già avviato le procedure necessarie per ottenere un mandato di cattura per il 44enne skipper cervese Davide Migani e per la 37enne di Forlì Giorgia Pierguidi, condannati il 3 dicembre scorso per traffico internazionale di droga rispettivamente a venti anni di reclusione e dieci anni, dieci mesi e venti giorni.

A chiedere il mandato di cattura “anche in ambito internazionale” nei confronti dei due romagnoli è la Corte del Tribunal Regionale federal dello Stato di Sergipe che (all’unanimità) ha emesso il verdetto di colpevolezza. La richiesta di «attivare le autorità di polizia federali competenti» è stata messa nero su bianco nelle ultime tre righe della motivazione della sentenza, depositata pochi giorni dopo l’ultima udienza del processo d’Appello.

Come noto Migani e la Pierguidi erano stati arrestati dopo un naufragio avvenuto sulla spiaggia brasiliana di Aracajù la notte di Natale del 2011. Qui l’Ornifle, imbarcazione a vela sulla quale viaggiavano, si era arenata imboccando la foce di un fiume. A bordo dell’imbarcazione la polizia locale trovò circa trecento chili di coca. I due membri dell’equipaggio vennero arrestati e per sette mesi rimasero nelle carceri brasiliani, una di queste teatro di una violenta sommossa di detenuti avvenuta nell’aprile successivo.

In luglio il colpo di scena: per insufficienza di prove sia Migani che la Pierguidi vennero assolti in primo grado e lasciarono immediatamente il Brasile, nonostante il parere negativo della procura che cercò di sequestrare i loro passaporti.

Nei giorni scorsi il processo in appello che ha ribaltato quel verdetto, con una sentenza che nelle sue dieci pagine di motivazione ha definito «non credibile e piena di contraddizioni» la versione data dai due italiani, secondo la quale il naufragio sarebbe stato eseguito volontariamente per non portare a termine quel traffico da 300 kg di coca.

E ora la giustizia brasiliana, nonostante manchi ancora un giudizio di terzo grado da parte del Tribunale Supremo di Brasilia, ha già chiesto che i due imputati scontino la pena e che lo facciano in Brasile. Cosa in linea teorica anche possibile, se non fosse per i difficili rapporti tra i due Stati alla luce del “Caso Battisti”. Circa un mese fa una richiesta di estradizione è stata invece avanzata dal Brasile per il banchiere Henrique Pizzolato, condannato a 12 anni per corruzione. Pizzolato ha però anche un passaporto italiano e la sua estradizione, al momento, appare decisamente improbabile.

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