Prende a testate il rapinatore e lo mette in fuga

Rimini

RAVENNA. Una testata ben assestata in pieno volto e mette fuori gioco il suo aggressore, grosso il doppio di lei. Quando poi tenta di assalirla un’altra volta, lei lo “finisce” a cazzotti. Giovane mamma di quattro figli salva se stessa e la borsetta dal suo rapinatore grazie alle tecniche di difesa imparate al corso di combattimento israeliano. «Ci sono andata per guadagnare un po’ di sicurezza in me stessa: ora questa “prova” mi è servita un bel po’, ma speravo di non doverla fare mai...». Lei si chiama Maria Rita Giannettino: 38 anni, quattro figli, un metro e sessanta e poco più di 50 chili di peso. Minuta e riservata. Ma combattiva. La testata con la quale ha immobilizzato l’uomo sui 30 anni circa che ha cercato di derubarla era tanto forte da averle provocato un colpo di frusta. Lunedì sera era appena uscita dal lavoro, all’Inail di via Farini a due passi dalla stazione, quando, diretta dalla via laterale e più buia verso il parcheggino e la sua bicicletta, è stata assalita alle spalle.

«Mi sono sentita braccare da dietro, improvvisamente - racconta Maria Rita -. Sono rimasta per un istante impietrita. Mi ha bloccato le braccia e mi ha detto: stai ferma. E ho capito subito che non era una voce a me famigliare e che quindi mi trovavo di fronte a un pericolo. E non so cosa è accaduto, io stessa mi sorprendo della lucidità con cui sono riuscita a reagire. Eppure, ho dato una testata all’indietro e l’ho colpito in pieno volto tanto da fargli e da farmi male». Nello strattonamento, la borsa a tracollo le cade e, nello stesso istante, lui - colpito ai denti, e con le mani al volto per il dolore - tenta di assalirla nuovamente. «A quel punto, gli ho dato un pugno in faccia, lì sulle mani che coprivano il viso. Davvero non so come ho fatto: frequento il corso di autodifesa da poco più di un mese e ogni volta che l’istruttore finge per scherzo un attentato, io rimango ferma come inebetita. Invece, questa volta... insomma, evidentemente la tecnica l’ho fatta mia pur senza accorgermene». Il corso è quello di Krav maga, una tecnica di autodifesa e di combattimento di origine israeliana che Maria Rita sta imparando da appena poche settimane nella Self defence school di Ravenna, il cui direttore tecnico è Giuseppe Costrino, suo istruttore e responsabile nazionale del settore Krav maga military dell’Unione sportiva dell’Acli. «Una volta reso inerme l’aggressore, ho preso la borsetta e sono fuggita a gambe levate - racconta ancora la giovane madre -: quando sono arrivata in un luogo sicuro, ho chiamato le forze dell’ordine». E l’altro ieri, in questura, ha ufficializzato la denuncia per furto e lesioni. Di lui, ha fornito una descrizione dettagliata anche se in volto (coperto per il dolore dalle mani) non è riuscito a vederlo: alto un metro e ottanta, robusto, capelli castani. Italiano, a quanto pare, ma senza inflessioni dialettali. «Non mi sembrava uno sbandato», chiosa Maria Rita. Già, perché a lei, tipi così erano già capitati. «E’ proprio per questo che avevo deciso di seguire il corso di Krav maga: volevo imparare a guadagnare un po’ di sicurezza e a sapere difendere me stessa e i miei bimbi dalle violenze, anche verbali. Tempo fa ero con mia figlia di nove e gli altri due bimbi più piccoli quando un ubriaco mi ha rivolto offese irripetibili. Non seppi reagire mentre la mia bimba era in lacrime...».

Patrizia Cupo

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