Ausl unica, s'indaga su 23 nomine di dirigenti

Rimini

 

RAVENNA. Quelle 23 nuove nomine estive per l’imminente “riorganizzazione della direzione strategica”, un presunto “buco mascherato” da 20 milioni riconducibile alla gestione dell’Ausl ravennate e, infine, anche i 440mila euro spesi in avvocati, sempre dall’Ausl di Ravenna, tra il 2010 e il 2013.

Sono principalmente tre i fronti di indagine avviati dall’inchiesta condotta dai sostituti procuratori Angela Scorza e Monica Gargiulo che in queste ore sta scuotendo la nuova Ausl unica di Romagna.

Nella montagna di carta e di documenti acquisita dai carabinieri del Nucleo Investigativo del Reparto Operativo gli inquirenti stanno in sostanza cercando di capire se l’epocale piano di riorganizzazione della sanità romagnola sia stato condotto o meno nel rispetto delle leggi.

Quel progetto, del resto, era stato legittimato politicamente e presentato ai cittadini, proprio come un virtuoso esempio di taglio agli sprechi.

Eppure, stando agli esposti arrivati in procura in questi mesi, alcune delle prime mosse non sarebbero andate (almeno all’apparenza) in quella direzione.

E’ il caso, come detto, delle 23 nuove nomine del luglio scorso a “coordinatore dei servizi”. In pratica si tratta di nuove figure apicali che dovrebbero gestire l’armonizzazione tra le Ausl di Ravenna, Cesena, Forlì e Rimini. Si va dal settore Ricerca a quello Risorse umane, da quello acquisizione e gestione beni a quello della comunicazione.

Nomine (e quindi stipendi) che stridono con il messaggio di austerità che si voleva dare dell’unificazione. Ma al di là del rilievo politico della vicenda (non a caso fu proprio un consigliere regionale di opposizione, Luca Bartolini di Forza Italia, il primo a sollevare il caso) sul tavolo pare esserci anche un problema di rilievo penale legato alle modalità di tali scelte. Sono stati rispettati davvero i criteri richiesti dalla legge? Erano davvero necessarie tutte e 23 le nomine o si dovevano scegliere altre vie?

Sul tavolo degli inquirenti c’è però anche un “caso nel caso” (anche questo sollevato da una interrogazione regionale di Bartolini dello scorso marzo) relativo alle spese legali sostenute dall’Ausl di Ravenna dal 2010 al 2013 per difendere i propri medici. Non è l’importo complessivo a essere in discussione, ma il fatto che l’Ausl non si sia rivolta per la difesa all’ufficio legale interno.

Dal punto di vista “politico” e “dirigenziale” l’Ausl ha in parte già risposto nei mesi scorsi dopo le anticipazioni del Corriere sulle nuove nomine. In quel caso l’azienda, sollecitata anche dai sindacati, ricordò come per undici “coordinatori” non era prevista nessuna remunerazione aggiuntiva, mentre per gli altri dodici l’aumento di stipendio sarebbe stato complessivamente di 33.750 euro. Un costo - secondo il direttore generale Andrea Des Dorides - che sarebbe stato compensato dal fatto che i dirigenti erano comunque scesi da 70 a 62 nel corso dell’ultimo anno.

Infine resta il capitolo legato al passivo da 20 milioni già emerso nella neonata Ausl. Come è stato possibile in soli 8 mesi? Si tratta di perdite “nuove” o di un disavanzo trascinato dal passato? (si parla di Ravenna come principale indiziata). In quel caso, oltre all’allarme economico, ci sarebbe anche un problema legale. Il pareggio di bilancio di tutte e quattro le Ausl era infatti considerata una delle condizioni essenziali per una fusione che non convince del tutto gli inquirenti.

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