Autopsie con richieste di prelievi insolite

RAVENNA. Sui silenzi e le reticenze interne che potrebbero aver favorito l’agire di Daniela Poggiali sono in corso indagini serrate da parte dei carabinieri coordinati dal procuratore capo Alessandro Mancini e dal suo sostituto procuratore Angela Scorza. Gli inquirenti stanno cercando di appurare se possano sussistere eventuali responsabilità in capo a figure professionali che, pur sospettando qualcosa, non si sarebbero mosse tempestivamente rivolgendosi alla Magistratura.

E che sul conto dell’infermiera attualmente in carcere con l’accusa di omicidio volontario ci fosse qualcosa in più di semplici sospetti ma qualcosa in meno di granitiche certezze, emergerebbe dalle autopsie disposte internamente. Non tanto e non solo per gli accertamenti in sé, quanto piuttosto per i prelievi richiesti al contempo. Dubbi che avevano spinto un anatomopatologo e un primario di Ravenna a esporre le proprie perplessità alla Direzione sanitaria (in procinto di sporgere denuncia), ipotizzando persino che fossero in corso indagini parallele.

Dilemmi emersi l’8 aprile scorso, il giorno del decesso della 78enne Rosa Calderoni (che ha dato il via all’indagine sulla scia di morti sospette) in seno alle triangolazioni vaghe ed elusive sull’asse Lugo-Ravenna. Quel giorno un primario dell’Umberto I avrebbe contattato un collega del Santa Maria delle Croci per chiedere l’invio di un anatomopatologo per svolgere l’autopsia perché il medico legale lughese non poteva essere presente per un impegno. L’accertamento autoptico non presentò inizialmente anomalie particolari, tanto che la morte della signora venne ricollegata a cause naturali. Ma in occasione dell’esame, a sorprendere fu la richiesta fatta di prelevare anche campioni di bile, sangue e urina per analisi non meglio specificate.

Concluso l’accertamento, l’anatomopatologo (lo stesso che poi fu successivamente incaricato dalla Procura per il prelievo dei campioni dai bulbi oculari della 78enne necessari per verificare l’eventuale presenza di tracce di potassio e che solo in quel momento capì che sotto c’era qualcosa di anomalo) parlò dei suoi dubbi al primario di Ravenna ed entrambi cercarono chiarimenti.

Ma quelle richieste di campionamenti inusuali erano state fatte anche in precedenza. Il giorno prima infatti, il medico legale in servizio a Lugo ricevette un incarico interno per svolgere accertamenti sulla morte di un’altra paziente. E anche in quel caso l’anatomopatologo venne incaricato di effettuare il prelievo di sangue e urina dal cadavere. (gi.ro.)

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