Il pluriomicida chiede di uscire dal carcere

Rimini

RAVENNA. Ha già ucciso tre persone (tra cui la moglie) e tentato di ammazzare anche l’ex avvocato. Nonostante tutto Primo Bisi, il 77enne condannato un anno fa ad altri 13 anni di reclusione, ha già chiesto di uscire dal carcere. Un’istanza per certi versi clamorosa che trapela proprio a ridosso del processo in Appello per il tentato omicidio del penalista ravennate Francesco Manetti che si terrà questa mattina a Bologna.

La richiesta di Bisi, di cui Manetti non era a conoscenza, sarebbe comunque già stata rigettata dai giudici.

Oggi per il 77enne potrebbe invece arrivare una nuova sentenza: quella di secondo grado relativo al folle gesto del 17 settembre del 2012. Quel giorno Bisi armato di una sparachiodi modificata e di un’altra pistola si presentò dentro lo studio legale di Manetti sotto falso nome. Raggiunse Ravenna a bordo di uno scooter violando gli arresti domiciliari che gli erano stati concessi in attesa di scontare gli ultimi cinque anni di condanna per un duplice omicidio del 2001 in una struttura psichiatrica. Una volta rimasto solo nell’ufficio del legale estrasse l’arma e fece fuoco. Manetti, colpito al polmone, si salvò per miracolo anche grazie all’intervento di due colleghi che disarmarono Bisi il quale però riuscì a fuggire. Ma il bilancio di quel pomeriggio drammatico sarebbe potuto essere molto più pesante. Una volta in strada Bisi venne infatti rincorso dall’ex comandante della polizia municipale Bartolomeo Schioppa e dal commissario Paolo Claps. I due stavano bevendo per puro caso un caffè nel bar di San Rocco quando sentirono le grida di aiuto dell’avvocato Danilo Manfredi, altro socio dello studio legale. Senza pensarci troppo lo inseguirono, Bisi prese allora la seconda pistola che aveva con sé, si voltò e sparò per due volte contro Claps. Per fortuna l’arma si inceppò e il colpo rimase in canna.

Movente di quel gesto sciagurato, stando alla versione di Bisi, sarebbe stata una richiesta di pagamento avanzata da Manetti che lo aveva difeso una decina di anni prima, quando Bisi era stato condannato a sedici anni con rito abbreviato nel 2003 dopo una perizia che lo definì “incapace di intendere ma capace di volere”. Due anni prima a Savio aveva ucciso la moglie 67enne e un loro vicino di casa di 57 anni. Sparò a entrambi e poi mise un coltello in mano a lui per cercare di rafforzare l’ipotesi dell’omicidio passionale. Nel 1963, a Filo di Argenta, aveva invece ucciso a sprangate un altro vicino di casa 40enne. Il giorno dei suoi funerali era tra quelli che portavano la sua bara. (c.d.)

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