Le fiamme sono partite dal cellulare

Rimini

RAVENNA. L’incendio è partito dal carica batterie del cellulare e di sicuro la mamma e i suoi due figli non sono stati uccisi da esalazioni di monossido di carbonio, ma da altre sostanze tossiche sprigionatesi durante il rogo.

Emergono le prime certezze dall’indagine sulla tragica fine della 45enne Claudia Torsani, e dei suoi due bimbi, Alessandro di 12 e Federico di 8, morti assieme a lei la notte di Ferragosto nella loro casetta estiva di via dei Tigli a Marina Romea asfissiati dal fumo sprigionatosi dall’incendio di un divanetto. Un incendio violento ma breve, che si spense da solo per mancanza di ossigeno, le finestre infatti erano state lasciate chiuse e l’ambiente era relativamente piccolo.

Quando i vigili del fuoco entrarono in quella casa i congegni elettronici (cellulare e tablet) erano stati praticamente fusi dal calore e delle fiamme. Proprio per questo il pm Daniele Barberini, una volta aperta l’indagine, aveva subito affidato due incarichi: uno al medico anatomopatologo Donatella Fedeli e l’altro all’ingegnere faentino Carlo Dall’Oppio (comandante dei vigili del fuoco di Trieste) al quale aveva chiesto di capire da dove si fosse innescato l’incendio. L’autopsia ha stabilito che mamma e figli sono morti per asfissia, mentre nei giorni scorsi entrambi i consulenti hanno eseguito insieme un nuovo sopralluogo nell’appartamento di via dei Tigli che ha contribuito a fugare gli ultimi dubbi sull’origine delle fiamme.

Tutto sembra essere nato da un surriscaldamento del telefonino che era stato lasciato a caricarsi; le fiamme hanno poi avvolto non solo gli apparecchi elettronici, ma anche il materasso del divano. E proprio l’interno del divano conteneva materiali che - se bruciati - possono sprigionare sostanze altamente tossiche, tra cui persino l’arsenico. I primi soccorritori arrivati sul posto avevano trovato la madre stesa sul letto e chinata sul lato, come se avesse fatto in tempo a sollevare le spalle prima di crollare su un fianco. Vicino a lei c’era il figlio maggiore. E ai piedi del letto c’era il piccolo Federico che probabilmente cercò di chiedere aiuto.

A dare l’allarme era stato un vicino di casa insospettito dall’annerimento del muro che confinava con l’appartamento teatro della tragedia. Circa mezzora dopo in via dei Tigli, mentre i soccorritori stavano estraendo i tre corpi senza vita, era arrivato anche il padre dei bambini, Alfredo Baioni, ex marito di Claudia con la quale (nonostante la separazione) era rimasto in buoni rapporti. E’ toccato ai carabinieri spiegargli quello che era accaduto, poco dopo venne ricoverato in stato di choc. (c.d.)

 

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