L'allerta dei servizi segreti: «Estremisti per la Jihad arruolati anche a Ravenna»

Rimini

RAVENNA. «Chi arruola soldati per la Jihad è come se la Jihad l’avesse fatta».

Sono frasi come queste, intercettate pochi mesi fa dagli inquirenti della Dda di Bologna a estremisti islamici radicati nel Ravennate, a confermare spunti investigativi inquietanti: l’arruolamento dei jihadisti in Italia è passato anche da qui. Una notizia che ieri - confermata direttamente dal Ministro degli Interni Alfano al Corriere della Sera - ha fatto il giro d’Italia, ma che non ha certo sorpreso la Digos ravennate che da anni lavora per monitorare sul territorio la formazione di eventuali cellule di fanatismo islamico.

Un lavoro d’intelligence delicato, condotto per ovvi motivi lontano dai riflettori mediatici, ma sfociato (tra il 2008 e il 2012) anche in due importanti inchieste coordinate dalla Dda di Bologna, competente per il reato di terrorismo su tutta l’Emilia Romagna(vedi altro articolo a pagina 5).

Ma chi sono i giovani Jihadisti partiti da Ravenna verso l’Iraq o la Siria per combattere tra le fila dell’Isis?

«In realtà - spiega una fonte investigativa - al momento non ci risultano “partenze” verso il Medio Oriente di ragazzi disposti a combattere, ma da recenti indagini appare chiaro che anche a Ravenna hanno operato estremisti con lo scopo di reclutare, formare e spesso indottrinare giovani leve di miliziani provenienti da altri territori italiani ed europei. In sostanza si sarebbe trattato di un supporto logistico». Del resto, come scoperto dai servizi segreti italiani nei mesi scorsi, sono due le figure di estremisti da neutralizzare. Da una parte i cosiddetti “foreign fighters” (combattenti stranieri) e dall’altra i reclutatori. E sono questi ultimi ad aver agito anche in Romagna.

Più difficile, invece, trovare figure del secondo tipo. Secondo la nostra intelligence, sarebbero circa una cinquantina i ragazzi partiti dall’Italia con lo scopo di raggiungere i miliziani dell’Isis. In gran parte sarebbero maghrebini, ma anche immigrati di seconda generazione o italiani convertiti.

Il caso più eclatante è quello del genovese Giuliano Delnevo, convertitosi all’Islam con il nome di Ibrahim e morto nell’estate del 2013 a soli 23 anni in Siria, mentre combatteva al fianco dei ribelli contro l’esercito fedele ad Assad. Il suo corpo non è mai stato trovato.

 

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