Concessi i domiciliari al pirata che ha ucciso il piccolo Gionatan

Rimini

RAVENNA. A due mesi esatti dalla tragedia di Ponte Nuovo, Krasimir Dimitrov, il pirata della strada che il 22 giugno scorso ha investito il piccolo Gionatan Lasorsa davanti agli occhi dei genitori e del fratellino allontanandosi subito dopo l’incidente, è uscito dal carcere.

Al 37enne bulgaro, difeso dall’avvocato riminese Gianluca Brugioni, sono stati infatti concessi gli arresti domiciliari, richiesta che il legale dell’investitore aveva già avanzato a luglio e che ha rinnovato nei giorni scorsi insieme a quella di un patteggiamento.

Anche un mese fa l’istanza era stata accolta dal tribunale del Riesame, ma l’autotrasportatore residente a Lido Adriano era rimasto nel carcere di Forlì (dove era stato trasferito da quello di Ravenna per motivi di sicurezza) perché erano terminati i braccialetti elettronici. Ad avviso dei magistrati, infatti, sarebbe stato ancora alto il pericolo di fuga dell’indagato e, in mancanza di un apparecchio che potesse monitorarne gli spostamenti, non ci sarebbero state le sufficienti garanzie per scarcerare il 37enne. A distanza di qualche settimana evidentemente quelle esigenze sono venute meno, tanto che l’uomo nel pomeriggio di ieri è potuto tornare nell’abitazione dei connazionali che lo ospitavano prima dell’investimento del bambino.

La stessa casa da cui si era allontanato quella maledetta domenica di fine giugno dopo essere stato accompagnato dagli amici con cui aveva trascorso il pomeriggio al bar. Non si reggeva in piedi dopo aver bevuto almeno dieci birre e alcuni gin fizz. Ma una volta rincasato, Dimitrov prese le chiavi della sua auto, una Mercedes Clk formalmente intestata alla madre ma di fatto nella sua disponibilità. E in quelle condizioni si mise alla guida falciando il piccolo Gionatan davanti agli occhi dei genitori e del fratello, trascinando il bimbo - che non aveva ancora compiuto tre anni - per un’ottantina di metri prima di abbandonare il corpicino sull’asfalto e allontanarsi incurante delle grida del padre che gli chiedeva di fermarsi.

Dimitrov venne rintracciato appena trenta ore più tardi dagli agenti della squadra di pg della polizia stradale. L’auto - che nel frattempo era stata accuratamente lavata - corrispondeva a quella descritta dai testimoni e ripresa dalle telecamere. Quando le forze dell’ordine bussarono alla sua porta, Dimitrov era nuovamente ubriaco. Inizialmente il bulgaro negò ogni addebito, sostenendo di non essere nemmeno passato da via Romea sud quel giorno. Un’affermazione che contrastava non solo con gli elementi raccolti dagli investigatori, ma anche con i racconti di due testimoni oculari e con le tracce lasciate dal telefonino che aveva agganciato le celle della zona. Successivamente, a due settimane dall’arresto il 37enne cambiò atteggiamento. Dopo aver chiesto di essere sentito, davanti al sostituto procuratore Isabella Cavallari aveva rilasciato parziali ammissioni, affermando di essere passato da Ponte Nuovo proprio in concomitanza con l’orario dell’incidente ma sostenendo di non essersi accorto di nulla e di aver pulito l’auto non per cancellare eventuali tracce ma solo perché era sporca.

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