Cade il divieto, all'ospedale cani e gatti in visita ai malati

Rimini

RAVENNA. Una legge regionale lo permette da un anno, gli animalisti lo chiedono da tempo e ora è diventata una realtà: gli animali di affezione dei pazienti ricoverati in strutture ospedaliere potranno fare visita agli amati padroni. L’ospedale civile Santa Maria delle Croci così come le cliniche private Domus Nova e San Francesco apriranno le porte agli amici a quattro zampe, fatta salva la tutela dei pazienti e il benessere animale.

Così in attesa nelle corsie o in visita nelle stanze si potranno vedere non solo familiari in apprensione, ma anche cani e gatti, sensibili compagni di vita capaci di influire sul benessere psicofisico delle persone malate. Una rivoluzione che potrebbe dividere e non piacere a tutti, ma che l’Emilia Romagna guida fra le regioni italiane con Toscana e Liguria in scia. «Con molto piacere - spiega l’assessore ai diritti degli animali Giovanna Piaia - abbiamo appurato che tutte le strutture hanno dato piena attuazione alle nuove norme regionali in materia. Ovviamente in tutti i casi per l’accesso degli animali, il paziente o i suoi familiari dovranno fare richiesta scritta alla direzione sanitaria della struttura ospedaliera, che valuterà l’attuazione o meno, garantendo però di mettere in atto tutte le azioni possibili affinché tale richiesta possa essere accolta».

Un’apertura che esclude diversi reparti, nell’elenco appaiono: le unità di terapia intensiva; la chirurgia d’urgenza; la traumatologia d’urgenza; l’unità e stanze di isolamento; l’unità di terapia intensiva e semi – intensiva post- operatoria; il centro trapianto; i centri grandi ustionati; i centri dialisi; l’ostetricia e nursery; le sale operatorie; le sale diagnostica e interventistica invasiva; le sale con impianti radiologici; le sale mense. In più andrà sempre raccolto anche il parere formale e la valutazione clinica dei compagni di stanza. Passa così il principio che la presenza di animali da compagnia sia un’ulteriore opportunità di portare sollievo, soprattutto nei casi di lungodegenza o nelle fasi più avanzate della malattia. «Si tratta di un gesto di civiltà e attenzione – aggiunge Piaia – ove si riconosce l’animale d’affezione come parte integrante della vita delle persone e delle famiglie, ancor più quando si trovino in situazioni di fragilità emotiva e fisica, come un prolungato ricovero ospedaliero. La nuova norma sul benessere animale afferma infatti esplicitamente l’intenzione di promuovere la conoscenza, lo studio e l’utilizzo di nuovi trattamenti di supporto e integrazione delle cure clinico-terapeutiche, effettuate in affiancamento alle terapie di medicina tradizionale, con impiego di animali». Per conoscere le modalità di accesso previste dai regolamenti è necessario chiedere al momento del ricovero alla direzione sanitaria o anche nel corso della degenza ai responsabili di reparto.

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