L'Ausl licenzia l'infermiera indagata per omicidio

Rimini

 

RAVENNA. L’infermiera dell’ospedale di Lugo indagata per omicidio volontario è stata licenziata dall’Ausl.

Il provvedimento è stato preso ieri pomeriggio dall’azienda sanitaria che la scorsa settimana aveva comunicato alla sua dipendente la decisione di ridurre del 50% il suo stipendio in attesa di ulteriori comunicazioni alla luce dei tre procedimenti disciplinari aperti nei suoi confronti in questi ultimi mesi.

Comunicazioni che sono arrivate pochi giorni dopo, tramite una raccomandata nella quale la 42enne è stata informata della fine del rapporto di lavoro.

Il licenziamento, così come del resto i tre procedimenti disciplinari che sono alla base della rottura unilaterale del contratto, non riguardano in nessun modo l’accusa più grave mossa dalla procura contro l’infermiera, ovvero quella di omicidio volontario. Indagine che, come noto, ha portato al sequestro di 38 cartelle cliniche di altrettanti pazienti deceduti all’Ospedale di Lugo dall’inizio dell’anno ai primi di aprile.

Nell’atto di licenziamento si citano infatti “solo” i presunti furti denunciati da colleghi e pazienti nel reparto e le foto scattate da una collega che la ritraggono in pose irriguardose con un’anziana deceduta da poco in corsia.

Quelle foto erano state scattate da un’altra infermiera e poi inviate sul suo cellulare. Il perito incaricato dalla procura di analizzare il suo smartphone le aveva poi recuperate. A denunciare quell’episodio (prima all’Ausl e poi alla procura) era stata proprio quella collega, la stessa che successivamente (insieme a un’altra infermiera) aveva anche accusato la 42enne di avere somministrato lassativi ad alcuni pazienti senza nessun motivo medico sanitario.

Le morti in corsia. La clamorosa inchiesta per omicidio volontario della procura di Ravenna era cominciata a metà aprile, quando era stata disposta l’autopsia su un’ottantenne di Russi morta dopo improvvisi problemi cardiaci sopraggiunti al terzo giorno di ricovero a Lugo. In seguito erano stati avviati controlli anche su altri 38 decessi. L’ipotesi investigativa, avallata da dati statistici inquietanti, era quella che quelle morti potessero essere state causate da iniezioni di potassio. Sostanza capace di provocare asistolie letali in pazienti dal quadro clinico compromesso e poi di svanire completamente in poche ore.

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