Don Pasini se ne va

Rimini

RAVENNA. Terremoto su Santa Teresa: dopo i conti in rosso e l’inchiesta sulla tentata truffa, il direttore don Paolo Pasini lascia l’incarico. Non è rammaricata la Curia: «Qualche volta i preti devono fare solo i preti», si lascia scappare don Alberto Graziani, il vicario del vescovo. E ora sarà proprio monsignor Lorenzo Ghizzoni a prendere in mano la situazione: sarà lui a decidere, già nei prossimi giorni, chi dovrà gestire l’Opera fondata da don Angelo Lolli e che, come annunciato proprio dal vescovo in Duomo il giorno di Sant’Apollinare, è ora che ritrovi quello «spirito di carità» con la quale fu aperta oltre 80 anni fa.

La crisi. Il futuro dell’istituto caritatevole si decide proprio in queste ore. E a questo punto di non ritorno si è arrivati appena nelle ultime settimane. Prima i conti in rosso, quando alla chiusura del bilancio del 2013 si è dovuto fare i conti con un deficit da oltre un milione e mezzo di euro. Poi, la rincorsa al risparmio che ha portato, ad esempio, all’esternalizzazione del servizio mensa e, di fatto, al licenziamento di 18 dipendenti (anche se una buona parte di loro riuscirà ad essere reintegrata dalla nuova società). Infine, quell’inchiesta che pende sui vertici dell’Opera: la procura indaga su una presunta tentata truffa, riguardo la gestione del patrimonio di un ospite di Santa Teresa. Al centro, l’acquisto di un immobile da circa 150mila euro.

Le dimissioni. Giunti al massimo della tensione, nei giorni scorsi, la guida dell’Opera ha convocato un cda straordinario: è in quella sede, appena il pomeriggio prima delle celebrazioni di Sant’Apollinare, che sul tavolo sono state poste le dimissioni di don Paolo. Un addio che sembrerebbe volontario anche se la “ricostruzione” stona col clima che si respira all’istituto. Lui, contattato, preferisce non rilasciare nessuna dichiarazione, né confermare la voce circa le dimissioni, e ai dipendenti di Santa Teresa che, ieri mattina, lo hanno fermato nei corridoi per chiedergli conto, si sarebbe limitato a smentire.

Il gelo della Diocesi. Di contro, a confermare le sue dimissioni, ci pensa la Curia. «La vicenda giudiziaria, i contorni e lo strepitus fori hanno scosso chi ne è rimasto coinvolto tanto da spingere a questa decisione», si limita a dire Enrico Maria Saviotti, portavoce di piazza dell’Arcivescovado. Si spinge oltre il vicario del vescovo, don Alberto, con la sua pungente sintesi che lascia poco alla fantasia. «Sa... qualche volta i preti devono fare solo i preti - dice con serenità -. Ora, abbiamo piacere di guardare avanti per rinnovare». Via, si cambia. E a pensarci, lasciano intendere sia Saviotti che don Alberto, sarà direttamente monsignor Ghizzoni, il primo a parlare di «necessità di rinnovamento» nell’opera Santa Teresa, proprio mercoledì scorso dal pulpito del Duomo. «Ora sarà lui a provvedere affidando a qualcuno l’incarico», ricorda l’avvocato. La sostituzione non sarà immediata. Ci sono alcuni tempi tecnici da rispettare.

 

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