Infermiera, nuove accuse: lassativi ai pazienti

Rimini

 

RAVENNA. Lassativi ai pazienti, purgati di nascosto e senza un motivo sanitario, ma solo come forma di accanimento o forse “punizione” per atteggiamenti considerati poco collaborativi o semplicemente antipatici.

E’ questa l’ultima incredibile accusa (al momento di natura disciplinare) mossa dall’Ausl all’infermiera 42enne dell’ospedale Umberto I di Lugo, da circa tre mesi al centro di una clamorosa inchiesta per omicidio volontario per le morti sospette registrate nel suo reparto.

La donna - già sospesa dall’Ausl in via cautelare per la vicenda dei furti in corsia e delle due foto choc scattate in presenza di una paziente appena deceduta - nei giorni scorsi si è vista recapitare a casa una nuova raccomandata in cui la si informava dell’apertura di un ulteriore procedimento disciplinare a suo carico. In tutto ora sono tre.

Ad accusarla, in questo caso, sono due ex colleghe dell’ospedale di Lugo che hanno riferito alla direzione sanitaria la strana e ingiustificata abitudine della donna di somministrare lassativi ad alcuni pazienti. Una situazione (ancora tutta da dimostrare) che, in alcuni casi, avrebbe portato anche a un “picco” di dissenteria tra i pazienti che le erano affidati.

Una delle due infermiere che ha confermato la circostanza è la stessa che nei mesi scorsi - dopo aver saputo della delicata inchiesta in corso per omicidio - aveva raccontato all’Ausl (e poi agli inquirenti) dell’episodio delle foto, definite “sconcertanti” dal procuratore capo Alessandro Mancini che, insieme al pm Angela Scorza, sta seguendo l’indagine affidata ai carabinieri del Reparto Operativo.

In queste settimane la donna deceduta che compare in quegli scatti è stata nel frattempo identificata dagli inquirenti; si tratta di un’anziana morta verso la fine del gennaio scorso.

A corredo di quelle foto (inviate via Whatsapp) ci sarebbero stati anche due messaggi: «Ciao S-ciupeda!» scrisse la collega “fotografa”. “Brr la vita e la morte” rispose invece l’infermiera indagata, che poi cancellò i file dal suo cellulare.

Ma quelle immagini sono state successivamente recuperate dal perito incaricato dalla procura di analizzare il telefonino in cerca di eventuali prove.

Altri periti sono invece ancora al lavoro sui campioni prelevati nel corso dell’autopsia eseguita su Rosa Calderoni, la 79enne di Russi deceduta per arresto cardiaco all’Umberto I, dove era arrivata in seguito a un malore che non sembrava particolarmente preoccupante. In quei campioni si cercano tracce di potassio o di altre sostanze sospette.

 

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