Vasco, vertice a Roma con Renzi

Rimini

BOLOGNA. La fase di choc è ancora acuta, ma tutti nel Pd sono consapevoli che occorre decidere in fretta cosa fare nell’era del dopo Errani che ieri mattina ha incontrato il premier Matteo Renzi a Palazzo Chigi per discutere della sua successione. Il presidente dimissionario ha confermato che tornerà sui propri passi. Ora il tema che si pone per i democratici, mentre i nomi dei papabili successori rimbalzano da una dichiarazione all’altra e a dire il vero era già così da settimane prima della sentenza Terremerse, diventa se arrivare al nome definitivo con o senza primarie.

Se si fosse arrivati alla scadenza naturale del mandato, quello prossimo sarebbe stato con ogni probabilità il primo candidato del Pd alla presidenza della Regione designato con questo metodo. “Primarie” era infatti un sostantivo sconosciuto all’epoca sia del primo che del secondo mandato dello stesso Vasco, e al momento della sua terza candidatura nel 2010 non fu preso nemmeno in considerazione. Ora le primarie potrebbero essere direttamente “sacrificate”.

Le dimissioni del governatore verranno formalizzate con ogni probabilità alla fine della settimana prossima. Ieri tutti i capigruppo dell’assemblea regionale gli hanno scritto chiedendo di non farlo prima per consentire di approvare le leggi in itinere, e in particolare la programmazione dei fondi strutturali europei per cui l’assemblea è già stata convocata per il 15, 16 e 17 luglio. «Una richiesta di responsabilità istituzionale - commenta il sottosegretario alla presidenza regionale Alfredo Bertelli - il presidente valuterà, ma penso sia nelle condizioni di aderire alla richiesta».

Intanto, mentre i papabili, aspiranti, autocandidati e non, possibili successori preferiscono tacere, c’è chi intanto dice la sua sulle primarie. Una è la capogruppo del Pd in Regione, l’imolese Anna Pariani che ha idee precise: «Se si deve votare entro tre mesi dalle dimissioni, vuol dire che siamo già in campagna elettorale e il Pd non può perdere tempo, bisogna andare alle elezioni il più presto possibile. Il Pd in questa fase ha la massima responsabilità di dare continuità al lavoro in corso, non può perdere tempo in discussioni nominalistiche». A proposito... «No, nomi non ne faccio» frena Pariani, che prova a non scomporsi nemmeno di fronte a quelli dei due ministri emiliano romagnoli in carica Graziano Delrio, in auge già da un po’, e quello quasi inedito che però ieri circolava dell’ imolese Giuliano Poletti. «Due nomi molto diversi- commentava Pariani -: Delrio ha una importante esperienza amministrativa regionale. Mentre Poletti veramente non mi risulta proprio». Il ministro del lavoro per parte sua, contattato direttamente, non ha aperto bocca sulla questione se non per dire che in merito «non ha argomenti». Su Graziano Delrio via agenzie ieri si diceva che lo stesso Matteo Renzi gli avrebbe già chiesto di mettersi a disposizione per l'Emilia-Romagna, ottenendo però una risposta non entusiastica. Fonti vicine al sottosegretario, rilanciava infatti l’agenzia Dire, negano addirittura che la richiesta sia avvenuta e che al momento il ministro non sarebbe della partita. La numero due il Regione, la vicepresidente Simonetta Saliera ieri confermava la propria disponibilità con un laconico «sono qui». Il segretario uscente del Pd Stefano Bonaccini invece ieri veniva protetto dall’ufficio stampa regionale che lo dava a Roma impegnato in altre faccende importantissime. Resta sempre in pole position il modenese e renziano doc Matteo Richetti; da Imola Daniele Manca divulgate le dichiarazioni di circostanza il giorno della sentenza, per il resto continua a tacere ma già sarebbe dato in fase calante, a meno che il Pd non sia pronto ad affrontare oltre a quella già difficile regionale anche un’altra sfida elettorale in un comune come Imola che rimarrebbe senza sindaco a poco più di un anno da una vittoria che già non fu una passeggiata portare a casa. Solo l’ex sindaco di Forlì Roberto Balzani parlava ieri specificando però di non voler dire nulla sulla propria possibile candidatura «sarebbe prematuro anche per ragioni tecniche, sarà il governo a stabilire se sarà possibile votare entro l’anno». Quanto alle primarie lui, come qualche civatiano controcorrente in regione (Atonio Mumolo), si diceva già ieri assolutamente favorevole: «Io stesso sono un prodotto delle primarie perciò lo ritengo sempre un modo valido. Sulle dimissioni penso che Errani abbia compiuto un gesto di grande correttezza e senso delle istituzioni, avrei fatto lo stesso. La vicenda Terremerse in sé non mi pare di quelle epocali, penso comunque che sia stato un sintomo di un sistema economico e sociale che a mio avviso era già al capolinea da tempo, magari non nelle strutture di potere, ma nella società reale sì. Ora vedremo se persisterà anche lì o se, come mi auguro sarà l’occasione per un reale cambiamento».

La direzione regionale del partito verrà convocata al più presto venerdì, al più tardi lunedì prossimo, le giornate in cui anche i parlamentari possono parteciparvi. Lì si deciderà. Per prima cosa se rinviare ancora il congresso regionale. Entro il 16 luglio dovevano essere depositate le firme per i candidati alle primarie, che si sarebbero svolte il 3 ottobre, per il successore di Stefano Bonaccini alla guida regionale del partito. La faccenda pare ormai senza ombra di dubbio che passerà in secondo piano. Prima la presidenza regionale, poi il resto. «Dialoghino la segreteria regionale e quella nazionale del partito per trovarlo questo nome, ma soprattutto ci si concentri sui programmi» incalza Anna Pariani che è certa che una soluzione sarà trovata nell’arco una decina di giorni non di più.

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