Il "pirata" ammette: «E' vero, ero a Ponte Nuovo. Ma non mi sono accorto di aver investito nessuno»

Rimini

 

RAVENNA. «E’ vero: quella sera sono passato da Ponte Nuovo a bordo della mia Mercedes proprio nei minuti in cui è avvenuto quell’incidente. Ma io non mi sono accorto di nulla; non ho visto nessun bambino, se no avrei cercato di evitarlo e, soprattutto, non ho mai sentito nessuno che mi dicesse di fermarmi, se no lo avrei fatto immediatamente».

E’ questa la nuova versione dei fatti di Krasimir Dimitrov, il bulgaro di 37 anni, arrestato con l’accusa di essere scappato dopo aver travolto e ucciso il piccolo Gionatan Lasorsa la sera del 22 giugno scorso in via Romea Sud. Dimitrov ieri mattina è stato interrogato per circa due ore e mezza nel carcere di Forlì dal pubblico ministero Isabella Cavallari.

A chiedere l’interrogatorio, nei giorni scorsi, era stato proprio il bulgaro che - difeso dall’avvocato Gianluca Brugioni - ha evidentemente ritenuto opportuno cambiare la sua strategia processuale, fino a ieri improntata alla negazione totale di ogni accusa, compreso il fatto di essere mai stato a Ponte Nuovo nel giorno e nell’ora della tragedia.

Una posizione, però, smentita ormai dall’evidenza di più prove: due testimoni oculari che lo hanno riconosciuto, due telecamere che lo riprendono e persino i tabulati che lo inchiodano al fatto di aver agganciato i ripetitori che coprono la zona di Ponte Nuovo.

Davvero troppo per continuare a negare tutto e così, ieri mattina, ecco una nuova ricostruzione dei fatti, inevitabilmente calibrata sugli atti di indagine esaminati in questi giorni dal suo legale. Anche se sul punto Dimitrov ha voluto sottolineare come la richiesta di un nuovo interrogatorio sia stata avanzata alla luce di una lunga riflessione: «Da quando sono stato arrestato - ha detto in sintesi il bulgaro - non ho fatto altro che pensare 24 ore su 24 a quella domenica e al giorno successivo. E ora che ci penso effettivamente quella sera sono passato da Ponte Nuovo».

Ma Dimitrov, nelle sue riflessioni in cella, si è improvvisamente ricordato anche di un altro elemento che in precedenza aveva rimosso: il 37enne ha infatti confermato di aver lavato la sua Mercedes. «Ma non con l’idrogetto - ha specificato - solo con una gomma di plastica e uno spazzolone. L’ho fatto lunedì sera nel piazzale della ditta dove lavoro come autista a Ravenna». Perché questa strana esigenza di pulire l’auto proprio poche ore dopo quell’incidente (di cui continua a negare di essere a conoscenza)? Anche su questo Dimitrov ha dato una risposta. La sua risposta: «La Mercedes era sporca. Solo per quello».

Se pm e gip lo riterranno credibile o meno forse si saprà già la prossima settimana quando il suo legale presenterà un’istanza per ottenere almeno i domiciliari.

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