Due donne "spose" in Comune

Rimini

RAVENNA. Hanno detto sì. Anzi, lo hanno quasi urlato Carla e Barbara, prima di baciarsi e scambiarsi un anello che apre una piccola grande breccia in quel muro di ipocrisia sul quale, ha ricordato un’emozionatissima assessora Valentina Morigi, «il cammino dei diritti civili si infrange». E’ una cerimonia solo simbolica, ma pur sempre storica, quella che si è celebrata ieri sera alle 18,30 nella sala preconsiliare di Palazzo Merlato. E’ il primo matrimonio civile di una coppia omosessuale. Una coppia formata dalla ex giornalista del tg2 Carla Baroncelli e dalla dipendente comunale Barbara Domenichini. Un matrimonio senza nessun valore legale - perché in Italia non è permesso - ma dall’altissimo valore civile.

E così di fronte a due assessore (Giovanna Piaia e Valentina Morigi) e al sindaco Matteucci ecco la cerimonia dell’anno in una sala gremitissima di amici, parenti, semplici curiosi e persino tre emozionate turiste giapponesi, all’inizio un po’ spaesate ma alla fine anche loro consapevoli dell’importanza del momento. «Vorrei un’Italia - ha detto Matteucci - dove un sindaco può mettersi una fascia tricolore e sposare persone dello stesso sesso».

E come sia nata l’idea di questo matrimonio lo racconta la stessa Carla Baroncelli di fronte agli invitati testimoni: «Dopo dieci anni di convivenza ci siamo dette: “perché non ci sposiamo”? “Perchè non si può”, ci siamo subito riposte. Ma poi abbiamo pensato che sei i diritti civili in questo Paese restano immobili le nostre vite invece scorrono e hanno finito sia la pazienza che il tempo. Ed è per questo che chiediamo a tutti di farci da testimoni del nostro amore e della nostra unione. Oggi il sindaco non potrà firmare nessun atto. Ma resta il nostro gesto. Un gesto pubblico di due persone che non si sono mai nascoste e che oggi possono dire che in fondo tutto questo è anche più semplice di quanto potesse sembrare». Poi ha preso il microfono Barbara: «Il protocollo prevede che ora il sindaco legga gli articoli del codice civile. Ma quegli articoli per noi non esistono. E’ la parte più amara e frustrante della giornata ma l’abbiamo voluta vivere lo stesso. Perché è a quelli come noi che è richiesto qualcosa in più. E allora - ha continuato Barbara - diciamo che non abbiamo le leggi ma abbiamo i testimoni ed è a voi che chiediamo di raccontare tutto questo, affinché tutto questo un giorno diventi possibile». (c.d.)

 

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