Il pirata resta in silenzio

Rimini

RAVENNA. Nel corso dell’udienza di convalida davanti al giudice Antonella Guidomei, Krasimir Dimitrov, il bulgaro 37enne in carcere in relazione all’incidente costato la vita domenica scorsa al piccolo Gionatan a Ponte Nuovo, si è avvalso della facoltà di non rispondere.

Il camionista, assistito dal nuovo legale, l’avvocato riminese Gianluca Brugioni, nominato giovedì pomeriggio, ha scelto quindi la via del silenzio dopo l’interrogatorio dei giorni scorsi durante il quale aveva negato di essere il pirata della strada che ha falciato il bambino, 3 anni ancora da compiere, davanti agli occhi dei genitori e del fratellino prima di allontanarsi.

Giunto in tribunale, dove nella mattinata di ieri ad attenderlo c’erano il padre e un amico giunti dalla Bulgaria dopo aver appreso il fatto (la madre e la sorella sono invece rimasti nel loro paese), la sua permanenza a palazzo di giustizia è stata piuttosto breve, un quarto d’ora, poco più. Un’udienza lampo al termine della quale il giudice si è riservato la decisione, riserva che dovrebbe sciogliere in giornata.

Nel frattempo proseguono le indagini degli inquirenti che stanno cercando di trovare riscontri alle dichiarazioni rilasciate dall’uomo durante l’interrogatorio in questura. Accertamenti ulteriori sono stati richiesti dal sostituto procuratore Isabella Cavallari, ma si tratta di uno scrupolo investigativo che molto difficilmente potrà stravolgere un quadro investigativo che sta convergendo in modo univoco a sfavore del 37enne.

Tutto insomma sembra contro di lui, nonostante sia stata presa in considerazione anche ogni possibile pista alternativa. Lo sono le testimonianze della barista che ha raccontato di avergli servito birre e superalcolici quel pomeriggio. E lo sono le dichiarazioni degli amici che lo hanno portato di peso a casa perché non si reggeva in piedi. Lo sono le testimonianze di chi lo ha visto al volante della sua Clk guidare in modo pericoloso. E anche i tabulati, le celle telefoniche e le immagini riprese dalle telecamere. Prima del dramma il suo telefonino aggancia una cella poco distante dal luogo dell’incidente. L’impianto della banca a ridosso del punto dell’impatto ha immortalato la sua vettura. E successivamente allo scontro ci sono riscontri certi di un suo passaggio sull’Adriatica secondo tempi compatibili in termini di percorrenza solo transitando da via Romea sud (dove lui ha detto di non essere mai passato) e solo facendolo all’ora dell’incidente.

Come da lui stesso dichiarato, quel giorno il camionista bulgaro è stato effettivamente dalle parti di Fosso Ghiaia prima e di Cervia poi, ma in orari che non possono scagionarlo, in quanto successivi all’investimento del bambino. E poi c’è l’auto lavata di fresco e in modo anomalo, persino sotto al paraurti e al parafango. Dove ora si andrà alla ricerca di tracce del Dna del piccolo.

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