Appello del nonno:«Se ha un cuore si costituisca»

Rimini

RAVENNA. «Se ha un cuore, deve farsi vedere. Si metta una mano sulla coscienza e si consegni». Gli occhi lucidi, la fronte imperlata di sudore, le labbra strette a voler sigillare il dolore, le mani nervose e senza pace: Stanislao, 53 anni, è il nonno del piccolo Gionatan. Fa su e giù per il cortiletto di casa del figlio, segna il passo al via vai di amici e parenti che, da metà mattina, riempiono l’abitazione sulla Romea Sud, al numero 57, dove fino all’altro ieri suo figlio Antonio (33 anni) viveva con la compagna Fabiola (27) e i piccoli Gionatan, 3 anni il prossimo 12 agosto, e Christian, che di anni ne ha 8, e di quell’inferno, è stato il primo testimone.

Stanislao La Sorsa, origini pugliesi, è in Romagna da oltre 30 anni. Una famiglia di lavoratori la sua, e quella della madre di Antonio. Ieri erano tutti lì, a portare conforto alla giovane coppia. «Mio figlio non si dà pace, si sente in colpa - si commuove il giovane nonno che prova a ricostruire quegli istanti fatali -. Antonio e mia nuora erano appena tornati dal mare. Avevano parcheggiato l’auto dall’altra parte della strada e avevano attraversato sulle strisce. Mia nuora dava la schiena alla strada e si stava dirigendo in casa. Mio figlio dev’essere tornato indietro a prendere qualcosa in macchina, e Gionatan gli è corso dietro staccandosi un attimo da sua madre...». Ed è lì che la Mercedes scura l’ha travolto. L’ha investito e trascinato per decine di metri. Ottanta. Che a vederli disegnati sull’asfalto fanno venire i brividi.

«Cristian ha urlato: “Papà, hanno preso Gionatan” e mio figlio l’ha rincorso e gli ha gettato contro qualcosa. “Fermati, hai mio figlio sotto”, gli urlava. La macchina ha proseguito per 70-80 metri con Gionatan sotto. Poi s’è fermato: a quel punto, il corpicino del mio nipotino s’è staccato ed è caduto sull’asfalto e lui è scappato via».

Non si dà pace, Stanislao. Mentre lo avvicinano giornalisti e amici, continua a ripetere una, cinque, dieci volte la dinamica della tragedia. Ogni volta aggiunge un particolare e ogni volta si commuove. E il finale è una sequela di «se». «Se fosse andato più piano - non si dà pace il nonno, pensando al pirata della strada -; se non se ne fosse andato, se si fosse fermato subito... Forse Gionatan sarebbe vivo: sì, era piccolino e magrolino, ma se non fosse stato trascinato per così tanti metri, forse...».

E dopo l’appello a chi, alla guida di quell’auto scura, si è portato via la vita del nipote, una richiesta nonno Stanislao la fa anche alle istituzioni: «Fate qualcosa, vi prego, per questa strada. Qui la gente va forte, anche se si passa sulle strisce. E a lui dico: il perdono esiste. Oggi non è tempo, ma si faccia vedere, si consegni se ha un cuore».

Al piano di sopra, dalle finestre, escono le tende che si muovono al vento e il pianto di mamma Fabiola, lei, appena una ragazza. Sua madre si affaccia ed esce un paio di volte incontro ad altri parenti: si lascia cadere nelle braccia di un’amica: «Me l’hanno rovinato tutto», urla riferendosi a Gionatan. Non ha pace. E chissà se mai torneranno ad averla.

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