Sequestrato carico di mais proveniente dall'Ucraina

Rimini

RAVENNA. Un carico di mais di oltre 20mila tonnellate proveniente dall’Ucraina con valori di diossina oltre quattro volte superiori al limite di legge è stato intercettato e posto sotto sequestro nei giorni scorsi al porto di Ravenna. Il mais era stato comprato da una società ravennate e sarebbe stato commercializzato come mangime per gli allevamenti italiani. Ma a bloccare la catena commerciale è stata l’Ausl alla luce delle analisi eseguite poco dopo lo sbarco delle granaglie che ha attivato il cosiddetto Rasff (Rapid alert system for food and feed), una procedura che impedisce la commercializzazione del prodotto e che avvia le operazioni di rintraccio di quello già venduto.

Così da ridurre al minimo il pericolo per i consumatori.

Il granturco altamente tossico era arrivato a Ravenna il 5 marzo scorso a bordo di una nave battente bandiera turca denominata Tarik-3. Parte del mais è destinato all’Italia, un’altra al mercato della Grecia e al Montenegro. Le operazioni di sbarco terminano il giorno 11 marzo e poi comincia l’opera di smistamento in due diversi magazzini. Il 15 maggio - stando a quanto reso noto dal Ministero della Salute lo scorso 19 giugno in una nota ufficiale - viene prelevato un campione di circa 30 tonnellate di grano per essere analizzato a Bologna nei laboratori della sede bolognese dell’Istituto zooprofilattico sperimentale della Lombardia e dell’Emilia Romagna. Ed ecco i problemi. Dalle analisi effettuate dai tecnici emergono infatti livelli di diossina considerati preoccupanti dagli esperti: 2,92 nanogrammi di diossine e furani per chilogrammo, contro un limite fissato a 0,75. Dati consultabili sul portale Rasff.

E proprio stando ai canoni del sistema di allerta comunitario il grado di tossicità di quel mais è considerato di livello massimo.

Tuttavia la trafila di controllo ha scongiurato che tale mais possa essere in alcun modo commercializzato con conseguenti rischi per la salute degli animali e poi dei consumatori.

Nonostante sia stato lo stesso Ministero della Salute a rendere pubblica l’avvio della procedura Rassf non era stato reso noto il nome del porto di sbarco del granturco. A scoprirlo però è stato il sito Peacelink.it.

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