Furti ai pazienti e medicinali spariti

Rimini

 

RAVENNA. Furti ai pazienti, ai familiari e alle loro badanti. Ma anche ai danni dell’ospedale dal quale l’infermiera usciva con costosi medicinali rubati, ma persino con pasti che sarebbero dovuti essere destinati ai pazienti o ai medici. Sono queste le nuove pesantissime accuse che ieri mattina hanno portato alla misura cautelare dell’obbligo di firma per l’infermiera 42enne di Lugo già indagata per omicidio volontario in relazione alle presunte morti sospette avvenute all’ospedale Umberto I.

Sono sette i capi d’accusa presenti nell’ordinanza firmata dal gip Piervittorio Farinella su richiesta della Procura di Ravenna. Due i reati contestati: furto aggravato plurimo e peculato, perché i beni rubati all’ospedale sono ovviamente da considerare di proprietà della pubblica amministrazione.

Casi scoperti durante l’inchiesta. Gli episodi di cui l’infermiera dovrà rispondere sono venuti alla luce nel corso dell’intensissima attività investigativa messa in piedi dai carabinieri del Reparto Operativo di Ravenna che, da metà aprile in poi, ha portato ad oltre cento interrogatori tra medici, infermieri, pazienti, familiari e badanti.

Dalle pieghe di questi interrogatori è emerso non solo un clima a dir poco sconvolgente all’interno del reparto di Medicina, ma sono rimaste le tracce inequivocabili di diversi furti commessi dall’estate scorsa e fino al 4 aprile. L’inchiesta sull’infermiera - va ricordato - scatta dopo la morte di Rosa Calderoni dell’8 aprile scorso.

Nell’ordinanza manca poi l’episodio del presunto furto dell’ottobre scorso per il quale è già stato chiesto il rinvio a giudizio e per il quale l’infermiera è stata sospesa dall’Ausl.

Quegli strani furti in corsia. Il primo episodio è relativo a un furto da 50 euro avvenuto l’8 marzo del 2013 ai danni della figlia di una paziente che si trovava ricoverata nel reparto. Un fatto analogo avviene nell’autunno successivo e sotto Natale scompaiono 10 euro dalla borsa di un’altra donna che l’infermiera - secondo la versione dell’accusa, confermata da più testimoni - cerca di far passare come poco lucida.

Nel febbraio scorso un paziente si sveglia di notte e scopre l’infermiera al suo fianco con una borsa a tracolla. Si insospettisce e scopre che gli mancano 50 euro. Fa notare la cosa all’infermiera e anche all’Ausl. Morirà una decina di giorni dopo.

Muore il 4 aprile anche Vincenzo, un anziano che si trova in corsia con la badante alla quale scompaiono una notte 150 euro, soldi che invece ritroverà nella sua borsa stropicciati dopo essersi lamentata con l’infermiera. L’ultimo furto avviene in tre parti ai danni di un uomo al quale scompaiono due banconote da 50 euro. L’uomo fa notare la cosa all’infermiera, che ritrova le banconote sotto il letto. Ma poche ore dopo spariscono ancora. E infine ecco l’accusa di peculato: in questo caso l’infermiera avrebbe portato via dall’Umberto I scatole di antibiotici dal valore di 500 euro, generi alimentari (yogurt, succhi di frutta, pane, frutta), detergente per l’igiene intima femminile, lenzuola per i letti e persino pasti completi. Ad accusarla sono le testimonianze rese da colleghe e anche da alcuni medici. Testimonianze concordi e univoche, con tanto di fotografie allegate.

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