Colpo di spugna sui dialetti

Rimini

RAVENNA. I dialetti dell’Emilia Romagna non sono più da tutelare e valorizzare. O almeno, tali evidentemente non li ritiene più l’Assemblea regionale, che ha incluso una legge specifica - che, appunto, “proteggeva” gli idiomi locali dell’Emilia e della Romagna - nel novero delle oltre 90 leggi abrogate con un atto licenziato il 20 dicembre scorso.

Una decisione che, passata inizialmente in sordina a ridosso delle festività, ha scatenato polemiche a 360° gradi, riuscendo a scontentare tutti, dai semplici cittadini amanti delle tradizioni agli intellettuali, passando ovviamente per la politica.

A dare voce allo scontento, è nato ieri su facebook il gruppo Tutela dei dialetti in Emilia-Romagna, che in circa 24 ore ha già raccolto circa 2mila adesioni, in rapido aumento. Che ha scelto emblematicamente una foto di Tonino Guerra come immagine del profilo e di Raffaello Baldini come immagine di copertina.

«Una scelta miope e ignorante, che dovranno spiegare - ha commentato sullo stesso social network lo scrittore Eraldo Baldini -. E ho la sensazione che nessuna spiegazione starà in piedi, e la conclusione sarà quella: scelta miope e ignorante».

Fuoco alle polveri sul fronte politico. Non poteva la Lega Nord che sul “protezionismo” locale affonda le sue radici: «sbigottito e arrabbiato» si dice il consigliere provinciale Jacopo Berti: «La Regione accantona e cestina le nostre tradizioni e le nostre radici, mentre negli altri paesi europei si fa di tutto per mantenere viva la tradizione». E annuncia battaglia, da parte del Carroccio, «a tutti i livelli istituzionali».

Dai banchi dell’Udc in piazza Caduti si alza invece la voce di Gianfranco Spadoni, che mette in luce come non si tratti «di un atto legislativo compensato in qualche modo con altre leggi sostitutive o integrative, ma del classico colpo di spugna destinato a creare il vuoto assoluto sull’argomento. Con il rischio di azzerare una consolidata attività con esperienze di primo piano come quella dell’Istituto Schürr e del Centro per il dialetto romagnolo di Casa Foschi (Fondazione Oriani), oltre all’intenso lavoro di studio e di ricerche da parte di storici, poeti, letterati impegnati a promuovere il ricco patrimonio culturale, storico e quello legato alle tradizioni del territorio». Spadoni sollecita dunque interventi dal parte del presidente della Provincia, anche d’intesa con i colleghi delle altre Province romagnole.

A gettare acque sul fuoco, è arrivata nel pomeriggio di ieri una nota dell’assessore regionale alla Cultura Massimo Mezzetti: «Abbiamo cancellato una legge non operativa da tempo e non abbiamo toccato alcun effetto concreto nel promuovere il dialetto. Lungi da noi il solo pensare che con questo si elimini l’importanza della valorizzazione dei dialetti come fattore di formazione culturale e identitaria delle comunità e il fondamentale ruolo che istituti e associazioni svolgono in questa direzione».

Precisa poi che «della tutela dei dialetti si occupa in maniera diretta dal 1995 l’Ibc (con finanziamenti regionali nel 2009 e 2010 di complessivi 100mila euro) e l’abrogazione della legge non comporta effetti sul lavoro dell’istituto».

 

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