Amianto, nuova vittima e altro processo

Rimini

RAVENNA. Dopo Eni, Acmar e Cmc un’altra storica azienda di Ravenna, l’impresa edile Galileo Pasini, dovrà rispondere in tribunale per la morte di un operaio ucciso nell’ottobre scorso da un mesotelioma causato dalle fibre di amianto.

Nei giorni scorsi il gip Rossella Materia ha infatti respinto l’archiviazione chiesta dalla procura per il caso di C.V., ex operaio della Pasini, impresa dove passò gran parte della sua vita lavorativa.

L’uomo, che aveva cominciato a lavorare come muratore nel 1957, era andato in pensione nel 1995.

Per 28 anni, stando a quanto ricostruito dalla pubblica accusa, lavorò a contatto con l’amianto. Ben 25 di quei 28 anni C. V. li passò al servizio della Pasini per conto della quale realizzò diversi lavori di ristrutturazione e manutenzione anche al polo chimico di Ravenna, in particolare all’Ex Anic e alla Sarom, ma non solo.

Gran parte di quei lavori erano all’interno di impianti nei quali l’Eternit era stato usato in grandi quantità per le sue note proprietà isolanti.

L’uomo era andato in pensione nel 1995, ma solo 16 anni dopo (nel 2011) era arrivata la terribile diagnosi: “mesoteliona pleurico”. Una battaglia con il cancro che si è protratta per altri due anni. Nel frattempo in procura era già stato aperto un fascicolo per lesioni colpose, reato che ora dovrà purtroppo essere cambiato in quello più grave di omicidio colposo.

La pubblica accusa, al termine dell’indagine del pm Cristina D’Aniello, aveva però chiesto l’archiviazione sottolineando come quello fosse al momento l’unico caso di mesotelioma segnalato all’interno dell’azienda e per questo mancavano gli elementi necessari per un eventuale processo.

Una richiesta respinta dal gip Rossella Materia e contro la quale si erano opposti anche l’Inail (tutelata dall’avvocato Gianluca Mancini) e i parenti della vittima intenzionati a costituirsi parte civile assistiti dall’avvocato Francesco Manetti. L’udienza è stata fissata per il prossimo 10 giugno.

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