Rapina, spari e terrore in piazza Kennedy

Rimini

RAVENNA. Lo seguono in moto, lo affiancano mentre sta riponendo le borse cariche di gioielli nel bagagliaio dell’auto. Pistola alla mano, uno dei due scende, gli punta l’arma addosso, fa fuoco. Forse in aria, forse direttamente contro di lui ma a salve. Scappano con un bottino a metà, lasciando un casco, quattro bossoli esplosi e la vittima a terra. Il tutto in pieno giorno, in pieno centro. Scene da Far west in piazza Kennedy poco dopo le 18 di ieri: rapinato rappresentante di gioielli di Cattolica. Impossibile quantificare ancora il bottino, ma all’appello mancherebbe una borsa di preziosi. Solo graffi per la vittima, e un bel carico di tensione. Ma ha rifiutato le cure e, dopo aver descritto a ripetizione e nei dettagli la scena ai poliziotti direttamente sul posto, li ha seguiti in Questura per l’esatta ricostruzione.

Intanto, è caccia all’uomo: ad aver colpito pare siano stati due italiani, sulla cinquantina, con accento meridionale. Sarà la ricerca di eventuali impronte digitali lasciate sul casco a fare il resto.

Il rappresentante di gioielli, sulla quarantina, stava tornando alla sua auto, parcheggiata in piazza Kennedy. Nel baule, due o tre borse, tutte cariche di preziosi. Con la coda dell’occhio, vede uno scooter - un cinquantino - avvicinarsi a lui, tremolante. In sella, due persone col volto coperto da caschi scuri e integrali. Uno dei due scende, il più grosso. Si avvicina sicuro alla vittima, gli punta l’arma, la colluttazione e poi fa fuoco. Una, due, tre, quattro volte. L’uomo non rimane ferito, ma prova a divincolarsi, a salvare la borsa che il rapinatore sta cercando di strappargli di mano. Poi, nella lotta, il borsone si apre e i contenitori di gioielli si sparpagliano a terra. E’ solo in quel momento che i due rapinatori desistono e si danno alla fuga: solo quando vedono la vittima reagire e si rendono conto che l’operazione stava diventando più difficile di quanto pianificato.

L’allarme alle forze dell’ordine è stato immediato. All’arrivo dei poliziotti, il rappresentante era ancora agitato, qualche graffio addosso ma tutta la lucidità possibile e i ricordi freschissimi. Gli uomini guidati dal dirigente della Squadra mobile Nicola Gallo e quelli della Scientifica hanno transennato la zona, “cerchiato” i bossoli rimasti a terra, raccolto le prime testimonianze sul posto e il casco che la vittima è riuscita a “strappare” al suo aggressore. Ora, tutto partirà proprio dal racconto del rappresentante, dalle indagini scientifiche sul casco alla ricerca delle impronte digitali e da quelle sui bossoli esplosi. Sono falsi o veri? I due rapinatori hanno sparato a salve o in aria, con una pistola vera, “solo” per provare a spaventare la vittima? Presto per dirlo, anche se dalla prima ricostruzione l’arma sembrerebbe giocattolo, ma al di là della paura, nel caso si fosse trattato di una pistola autentica, vista la dinamica e il luogo scelto per il colpo, le conseguenze sarebbero potute essere drammatiche.

Newsletter

Iscriviti e ricevi le notizie del giorno prima di chiunque altro Clicca qui