Va al pronto soccorso, viene dimessa e poi muore

Rimini

 

RAVENNA. Era andata al pronto soccorso dopo aver accusato un malessere diffuso in tutto il corpo. Una volta visitata le era stato prescritto dell’antidolorifico e poi dimessa. Ma tre giorni dopo è stata ricoverata all’ospedale di Ravenna dove è morta a soli 46 anni domenica scorsa.

Un’evoluzione tragica e inaspettata sulla quale è stato aperto un fascicolo in procura dopo la denuncia presentata dai familiari della donna - tutelati dall’avvocato Battista Cavassi - che ora chiedono di conoscere le cause del decesso e soprattutto di capire se questa tragedia potesse essere evitata.

La procura ha già disposto l’autopsia che verrà eseguita domani mattina dal medico anatomopatologo Roberto Nannini.

Al momento, però, non sono stati notificati avvisi di garanzia.

Sul quadro clinico generale della donna pesava una diagnosi, relativamente recente, di tumore a un seno.

Un problema di salute che però sembrava essere del tutto superato dopo un’operazione chirurgica e quattro cicli di chemioterapia, l’ultimo terminato recentemente all’ospedale di Lugo.

E così quando la donna, residente in una frazione del ravennate, ha cominciato ad accusare il primo malessere si è recato al pronto soccorso dove è stata messa in attesa come semplice “codice bianco”.

Quei dolori sono stati attribuiti a problemi reumatici e la prescrizione di antidolorifici ha, almeno in un primo momento, dato buoni risultati. Ma probabilmente si trattava di altro, tanto che tre giorni dopo la donna torna in ospedale a Ravenna e, questa volta, viene disposto il ricovero.

Le analisi del sangue rivelano infatti che la 46enne sta subendo gli effetti di una setticemia in corso.

Le cure non danno però i risultati sperati e domenica 25 maggio la situazione evolve nel peggiore dei modi. Una fine inspiegabile per i familiari della donna che decidono di rivolgersi alla magistratura. Sono due i principali dubbi presenti nell’esposto formalizzato in questura: se il ricovero fosse stato disposto subito la donna si sarebbe potuta salvare? Ed è stato forse sottovalutato il fatto che la 46enne fosse stata sottoposta a quattro cicli di chemioterapia? Domande alle quali l’autopsia potrebbe fornire le prime risposte.

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