«Macabra foto con un paziente appena morto»

Rimini

RAVENNA. Si cerca una foto nel cellulare sotto sequestro dell’infermiera indagata con l’accusa di omicidio volontario dalla procura di Ravenna, ed è una foto a dir poco scioccante: è un’immagine in cui la donna comparirebbe in una posa sconveniente insieme al cadavere di un paziente appena deceduto all’Umberto I di Lugo.

Quella foto sarebbe però stata scattata non dall’infermiera indagata, ma da una sua collega. La stessa che nei giorni scorsi (molto probabilmente sull’onda dell’eco mediatica della vicenda) ha spontaneamente raccontato l’episodio ai suoi superiori i quali hanno poi allertato anche la procura. La foto - stando al racconto fatto ai primi di maggio all’Ausl dalla collega dell’infermiera sotto indagine - sarebbe stata scattata per una forma (deprecabile) di scherzo con il suo cellulare e poi inviata alla collega (oggi indagata). Quest’ultima aveva poi chiesto di cancellare entrambi i file onde evitare problemi. Ed è proprio alla luce di queste dichiarazioni - che faranno inevitabilmente scattare un nuovo procedimento disciplinare dell’Ausl a carico dell’infermiera e della sua collega - gli inquirenti decisero di sequestrare il telefono della donna che, a differenza del suo computer, in un primo momento non era stato portato via dai carabinieri.

Ora quel cellulare (così come il pc) si trova nello studio dell’ingegnere Nicola Buffadini, incaricato dalla procura (l’8 maggio scorso) di recuperare quella foto. Foto che getterebbe una luce tetra sull’intera vicenda, indipendente dall’esito finale dell’inchiesta.

Ma quando è stata scattata quella macabra foto ricordo? E chi è la persona che ha da poco perso la vita all’ospedale? E’ forse una delle 38 persone morte dall’inizio dell’anno in quel reparto per le quali sono state sequestrate le cartelle cliniche? Oppure si tratta di un gesto di cattivo gusto antecedente a quei fatti e che non ha nulla a che vedere con l’indagine in corso?

Queste le domande che si stanno ponendo in questi giorni il pm Angela Scorza e il procuratore capo Alessandro Mancini che sta seguendo in prima persona la delicatissima inchiesta partita lo scorso 8 aprile all’indomani dell’improvvisa morte di Rosa Calderoni la pensionata 80enne di Russi ricoverata per un malore che non sembrava particolarmente grave all’ospedale di Lugo e poi morta pochi giorni dopo per un problema cardiaco.

Ma all’infermiera indagata - come riferito nei giorni scorsi - è stato notificato anche un avviso di conclusione indagine per un presunto furto di dieci euro che sarebbe avvenuto nell’ottobre scorso ai danni di un paziente ottantenne ricoverato nel suo reparto. Prima l’accusa di omicidio volontario, poi quella di furto e ora anche quella di una macabra foto. Accuse pesantissime, ma che in attesa del lavoro dei periti sono comunque da considerarsi solo ipotesi.

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