Sospesa dall'Ausl per un furto da dieci euro

Rimini

 

RAVENNA. E’ tornata dalle ferie, ma è stata già sospesa dal lavoro dall’Ausl. E così l’infermiera, indagata con l’accusa di omicidio volontario, non tornerà nel reparto dell’ospedale di Lugo dove sono morti la 79enne di Russi Rosa Calderoni e gli altri 38 pazienti per i quali la procura ha sequestrato le relative cartelle cliniche. Ma contrariamente a quanto si possa immaginare, la sospensione dall’attività lavorativa non è arrivata in relazione all’inchiesta in corso per omicidio volontario, ma per quella recentemente chiusa per furto.

Come già riferito nei giorni scorsi, infatti, la donna ha da poco ricevuto una “notifica di conclusione indagine” per un furto che avrebbe commesso all’interno dell’ospedale di Lugo e per il quale la procura appare intenzionata a chiedere il suo processo. Si tratta di un episodio risalente all’ottobre scorso. In quell’occasione la donna sarebbe stata vista da una collega mentre si aggirava con fare sospetto attorno al portafoglio di un anziano ricoverato nel loro reparto. L’ipotesi di reato contestata è quella di furto, ma aggravato dallo stato di incoscienza del paziente. E per questo la procura ha proceduto d’ufficio, cioè anche in assenza di una querela dell’anziano. Si parla comunque di un ammanco ipotizzato di appena dieci euro. A pochi giorni dalla notifica della conclusione dell’indagine, come da prassi, sono state spedite all’infermiera tre raccomandate da parte dell’azienda sanitaria locale: la prima per informarla della sua sospensione dal lavoro (che sarà comunque retribuita), la seconda per avvertirla dell’apertura di un procedimento disciplinare e la terza per chiedere alla donna un colloquio nel corso del quale sarà invitata a fornire una propria versione dei fatti, sempre che lo ritenga opportuno.

L’episodio del presunto furto conferma nuovamente la presenza di un clima teso nel reparto dove prestava servizio la donna. Un clima che, nelle ultime settimane, era diventato ancor più insostenibile quando i sospetti che si addensavano sull’infermiera erano diventati ben più gravi rispetto a un furto di dieci euro. A spingere l’Ausl a una forma di maggior attenzione nei confronti dei comportamenti della donna erano stati però soprattutto alcuni dati statistici considerati oggettivamente sospetti. Dall’inizio dell’anno le morti sopraggiunte quando lei era in servizio erano state in tutto 38. Circa l’80% in più rispetto alle 21 registrate nello stesso periodo in tutti gli altri turni. Poi, tra il 4 e il 5 aprile, altri due decessi erano avvenuti in reparto a poche ore di distanza l’uno dall’altro. L’8 aprile era infine morta Rosa Calderoni ricoverata a Lugo dopo un malore che non sembrava particolarmente grave. A quel punto l’Ausl aveva avvertito la procura che aveva disposto l’autopsia chiedendo al medico legale di trovare eventuali sostanze sospette. Una tra tutte il potassio, capace di provocare asistolie mortali in pazienti con un quadro clinico compromesso e di svanire poco dopo l’ultima iniezione.

 

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