Morti sospette, interrogata la figlia della 79enne

Rimini

RAVENNA. La figlia di Rosa Calderoni, la 79enne di Russi morta in circostanza sospette lo scorso 8 aprile all’ospedale di Lugo, è stata sentita ieri dal pm Angela Scorza nell’ambito dell’inchiesta condotta insieme ai carabinieri del Reparto Operativo. Inchiesta che, come noto, vede al momento indagata un’infermiera in servizio all’Umberto I di Lugo con la terribile accusa di omicidio volontario. Una quarantina i casi sospetti di decessi per i quali sono state sequestrate le cartelle cliniche. La procura teme che quelle persone possano essere state uccise tramite iniezioni di potassio, sostanza nota in ambienti medici perché in grado di provocare arresti cardiaci immediati senza lasciare tracce. Il potassio tende infatti a svanire in poche ore, anche se iniettato a dosi massicce.

E intanto in queste ore sono sempre di più i parenti di persone morte recentemente all’ospedale di Lugo a essersi rivolte ai carabinieri per chiedere maggiori informazioni o sapere se tra le 38 cartelle sotto sequestro ci sono anche quelle con i nomi dei propri cari.

Massimo però il riserbo degli inquirenti attorno a un’inchiesta che è solo alle prime battute, ma che - come sottolineato dal procuratore capo Alessandro Mancini martedì scorso - è destinata ad essere velocissima.

L’interrogatorio della figlia dell’anziana deceduta è stato solo uno dei tanti che si sono svolti in questi giorni, ma sicuramente è stato anche quello emotivamente più provante. E’ logico ipotizzare che l’attenzione degli inquirenti si sia concentrata soprattutto sulle ultime ore di vita passate dall’anziana nella struttura di Lugo. Dopo un malore accusato nella casa di riposo di Bagnacavallo dove era ospitata, Rosa Calderoni era stata poi trasportata in ambulanza a Lugo. Pochi giorni dopo il suo ricovero era arrivato anche il decesso, avvenuto anche se il quadro clinico iniziale non sembrava particolarmente compromesso. A parte gli acciacchi dovuti all’età e al diabete, la pensionata non sembrava in pericolo di vita.

Ma a suscitare l’attenzione della direzione sanitaria dell’Ausl, più che la morte improvvisa di una 79enne, è stato soprattutto un dato statistico considerato sospetto: ovvero il numero dei decessi avvenuti durante i turni dell’infermiera ora indagata.

Da qui la decisione di avviare un’indagine interna culminata anche con accertamenti medico legali. L’esito di quelle verifiche ha poi portato l’Ausl a presentare un esposto in procura, venerdì scorso.

Da quel momento il pm Scorza ha disposto l’autopsia affidata al medico veronese Vito Cirielli, un passo nell’indagine che ha reso inevitabile l’iscrizione nel registro degli indagati dell’infermiera.

Infermiera che, al momento, non è ancora stata sentita dal pm. Ed è probabile che ciò non avvenga prima che la pubblica accusa non abbia in mano l’esito degli esami. Oltre a stabilire le cause del decesso, la procura ha chiesto al medico legale anche di rintracciare eventuali tracce di sostanze sospette nell’organismo della donna.

Nel frattempo l’infermiera indagata ha accettato di prendersi un periodo di ferie. Al suo avvocato ha ribadito di sentirsi sorpresa e colpita dal tenore di certe accuse, ma al tempo stesso sicura di poter provare la sua innocenza.

 

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