Ravenna, rapina al bar con cutter e martello. Cocaina e autovelox lo incastrano

RAVENNA. Aveva il naso sanguinante e sporco di polvere bianca quando i carabinieri della Compagnia di Cervia-Milano Marittima lo hanno fermato lungo l’Adriatica. Il conto alla rovescia che mercoledì ha portato in carcere Alessandro Angeli - 43enne riminese - per la rapina al bar-hotel Cenni di Savio, è iniziato con quel controllo, a una decina di giorni dal colpo compiuto l’8 gennaio minacciando il barista con cutter e martello. A incastrarlo è stato l’incrocio delle immagini raccolte dagli autovelox presenti in zona la notte stessa del colpo con il modello dell’auto confiscata per guida sotto l’effetto di cocaina. Ma anche il filmato della telecamera di sicurezza del bar dal quale era scappato con 1.200 euro, che praticamente lo aveva inquadrato in pieno volto.

Il colpo

Sulla base degli elementi raccolti durante le indagini, il gip Andrea Galanti ha emesso l’ordinanza di custodia cautelare. Lo sono andati a prendere a Villa Azzurra, il centro di riabilitazione di Riolo Terme, al quale l’uomo si era rivolto per disintossicarsi. Ieri, durante l’interrogatorio di garanzia (difeso dall’avvocato Francesco Papiani, in sostituzione al collega Massimiliano Orru del foro di Rimini) ha confessato la rapina.

Quel giorno, così come attestato dai carabinieri dell’aliquota Radiomobile, era entrato nel bar di via Romea Sud circa mezz’ora dopo la mezzanotte. Si era avvicinato al bancone chiedendo un pacchetto di sigarette, e quando il barista si era voltato gli aveva ordinato di consegnare tutto l’incasso, minacciandolo con un cutter. Nell’altra mano, tenuta dietro la schiena, aveva invece un martello, che ha mostrato prima di fuggire intimandogli di “stare attento”.

La descrizione della vittima

L’auto era poi ripartita verso Ravenna con i fari spenti. E forse per la scarsa visibilità la vittima aveva riferito alle forze dell’ordine di avere visto fuggire il malvivente a bordo di una Mini con tettuccio bianco. Un modello in realtà molto simile alla Citroen DS3 sulla quale il 43enne era poi stato fermato il 17 gennaio, in piena notte, all’altezza del distributore Esso. I sospetti hanno trovato conferme dopo avere acquisito tutti i filmati degli autovelox nei minuti successivi al colpo, concentrandosi sui veicoli transitati ad alta velocità. Le analisi delle celle telefoniche hanno infine collocato l’uomo nella zona, al momento del colpo.

L’aspetto fisico ha fatto il resto, orientando gli inquirenti su quell’omone alto 190 cm, calvo con un peso di circa 120 chili.

Pericolo di reiterazione

Non un professionista, secondo il gip. Ma un delinquente dalla «biografia criminale inversamente proporzionale alla gravità del rischio» per l’incolumità pubblica. Il pericolo cioè di vederlo nuovamente cedere «a spinte tanto impellenti quanto irresistibili», ha fatto propendere per la misura cautelare più severa.

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