«Ora sono un uomo finito, mi dispiace»

Rimini

 

RAVENNA. Non dorme, non mangia da sabato scorso e ripete di continuo la stessa frase: «Sono un uomo finito. Mi dispiace».

Don Giovanni Desio sta vivendo i suoi giorni più lunghi in regime di totale isolamento dagli altri detenuti, dentro una cella di pochi metri quadrati del carcere di Ravenna. Carcere che però potrebbe lasciare già nei prossimi giorni per motivi di sicurezza, la stessa direzione della casa circondariale ha infatti già avanzato una domanda di trasferimento (con parere positivo della procura).

A Port’Aurea sono preoccupati di non poter garantire l’incolumità del parroco di Casal Borsetti. Ancora in attesa di giudizio per la giustizia ordinaria, Desio è però minacciato dalle leggi non scritte del carcere, che per i reati cosiddetti “infami” prevedono punizioni esemplari.

Proprio per questo il prete verrà trasferito a giorni o a Forlì o a Ferrara, dentro penitenziari in cui esiste una “sezione protetti” dove vengono recluse in isolamento le persone accusate di pedofilia e di reati a sfondo sessuale. Il clima a Ravenna per don Desio pare essere pesante, sabato è entrato nella casa circondariale quando la notizia non era ancora arrivata agli altri detenuti ed è stato messo preventivamente in isolamento. Ma il giorno dopo, la lettura dei quotidiani, ha cambiato il clima.

Don Desio al momento ha potuto parlare solo con tre persone. La prima è stata don Sergio, il cappellano del carcere. Ieri mattina ha parlato invece per circa due ore con il suo ex avvocato Enrico Maria Saviotti che ha poi rinunciato al mandato per questioni di opportunità e probabile incompatibilità. Saviotti è infatti anche il legale della Curia (insieme al professore Filippo Sgubbi difese il vescovo emerito Giuseppe Verucchi nel caso dei Galletti Abbiosi ndr) e non è escluso che la Diocesi possa eventualmente costituirsi parte civile. Nei giorni scorsi il vescovo ha preannunciato «piena collaborazione con la magistratura».

Nel primo pomeriggio di ieri è stata depositata la nomina del nuovo legale: l’avvocato Battista Cavassi, penalista comunque non estraneo al mondo cattolico che in passato si era già occupato di casi simili.

Cavassi (vedi altro articolo a pagina 5) ieri è uscito dal carcere poco dopo le 17, al termine di un colloquio durato circa un’ora con il suo assistito. «Mi è parso provatissimo - ha detto il legale - non ha ancora mangiato nulla e dorme poco. Di fronte a me non ha pianto, ma non escludo che lo abbia fatto, e molto, in questi giorni»».

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