Stop estrazioni, verso un nuovo vertice per chiedere al Governo un passo indietro

Ravenna

RAVENNA. Un nuovo vertice, partendo dai contatti raccolti in quello svoltosi il 5 febbraio a Palazzo Merlato e cercando di allargare il solco della contraddizione di un Paese che blocca - di propria iniziativa - un settore strategico proprio mentre la città fulcro di questo comparto, Ravenna, si appresta ad ospitare una fiera biennale internazionale, massima espressione mondiale di quel mondo.

L'oil and gas ravennate dunque non molla la presa e la prospettiva dell'apertura dell'Omc, la fiera più rappresentativa del settore che sarà al Pala De Andrè dal 27 al 29 marzo, intensifica i ragionamenti strategici per mantenere alta la tensione sul blocco imposto dal dl Semplificazione. Rimane inevaso infatti il richiamo che era scaturito all'indomani del voto di fiducia nella lettera del presidente della Regione, Stefano Bonaccini: «Sono a chiederle un incontro urgente per gestire le conseguenze di crisi del settore derivanti dalla norma approvata – si leggeva nella missiva inviata al presidente del Consiglio, Giuseppe Conte -. Vanno resi immediatamente disponibili strumenti per le circa 1000 imprese e i 6000 lavoratori direttamente coinvolti; così come è necessario prevedere tempestivamente un piano di forte sostegno e investimenti per lo sviluppo delle rinnovabili, pena il precipitare di una crisi di settore e territoriale di vasta portata di cui il governo dovrà prendersi carico».

La richiesta di misure di tutela per i lavoratori (6mila solo per il Ravennate ma che a livello regionale diventano 10mila, con un indotto che tocca 100mila persone) erano comunque subordinate ad un'altra possibilità, per Bonaccini, ovvero la moratoria per il distretto energetico ravennate sul blocco delle trivelle. Da allora nessun riscontro e a rafforzare la corrispondenza Ravenna-Roma ora è il consigliere regionale del Pd, Gianni Bessi, che nei giorni scorsi ha scritto al ministro dello Sviluppo economico, Luigi Di Maio. Il rappresentante democratico è partito dalla descrizione della manifestazione del 9 febbraio, dove nel troncone relativo all'oil and gas «lavoratori e imprenditori hanno sfilato assieme». Bessi ritiene che quella mattina a manifestare a Roma era l'Italia che lavora. «Quella a cui avevo rivolto un appello a mobilitarsi indossando i propri 'caschi gialli' da lavoro per rendersi visibili, per far sentire la propria voce e che può vantare progettisti, manager, tecnici e maestranze che il mondo ci invidia. E che manifestava contro un governo che la sta mortificando, che sta creando le condizioni per non farla lavorare». E nell'ammettere la necessità di una transizione energetica e di un cammino per la prevalenza delle rinnovabili, Bessi imputa a Di Maio il “grave errore” di non riconoscere gli interlocutori. Un atteggiamento che, secondo il consigliere regionale ravennate mina il «mondo dell'industria energetica, ostaggio di un distorto uso della conoscenza. Una negazione della realtà: che mette in ombra un'Italia popolata da migliaia di lavoratori, di imprenditori, di tante Pmi che rappresentano un'eccellenza mondiale».

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