I lavoratori di Mehmeti: «Rimasti senza stipendio, costretti a rivolgerci ai sindacati»

RAVENNA. «Ho lavorato nei ristoranti di Lokrez Mehmeti per tre mesi, ma non ho mai visto un solo euro di stipendio». A parlare è un ex dipendente del 26enne che da mercoledì, quando la Guardia di finanza ha avviato una serie di perquisizioni a tappeto nei suoi locali, è stato investito da una complessa indagine giudiziaria, i cui contorni al momento restano ancora secretati. Ciò che è certo, è che all’indomani dell’operazione della Guardia di Finanza il nome di Mehmeti in città sta facendo discutere.

In nove mesi il giovane imprenditore ha infatti preso in gestione quattro ristoranti e un albergo. Ma ha già dichiarato di volersi espandere acquisendo altre due attività. Il 26enne ora è indagato dalla Procura per un caso di appropriazione indebita, da cui è nata la perquisizione e il sequestro dei beni di mercoledì, ma la vera domanda a cui si sta cercando risposta è un’altra: dove ha trovato Lokrez Mehmeti tutto quel denaro? E come lo utilizza?

In attesa degli esiti investigativi, un lavoratore - che preferisce rimanere anonimo - ha accettato di raccontare la sua burrascosa storia al fianco del 26enne.

Come ha iniziato a lavorare per Mehmeti?

«Ho iniziato a ottobre, quando mi è stata fatta la proposta di entrare a lavorare in uno dei suoi ristoranti. L’offerta economica era buona e lui un grande oratore, visto che mi disse che aveva intenzione di comprare altri locali in centro. Così ho accettato».

Quando sono cominciati i problemi?

«Direi quasi subito. La maggior parte dei pagamenti - a differenza di quanto viene sostenuto - non sono mai stati effettuati. Motivo per cui ci siamo rivolti anche ai sindacati».

Lei in quale dei suoi ristoranti a lavorato?

«Io lavoravo al Portico, forse l’unica di tutte le sue attività che davvero funziona, dato che comunque era noto già prima del suo arrivo».

Conosce altri suoi colleghi che non hanno ricevuto lo stipendio?

«Tanti di noi non sono stati pagati al Portico, ma so anche di colleghi al Club Ventitré, il ristorante di via Mentana che è stato chiuso».

Si parla di mancati pagamenti anche ai fornitori. Le risulta?

«La società il Giglio, che è la titolare del Portico, è sempre stata in ritardo con i pagamenti dei fornitori e anche della lavanderia. Più volte i fornitori sono piombati al ristorante pretendendo di essere pagati. A gennaio ci siamo anche trovati a lavorare senza più avere vino, caffè e Coca cola e a capodanno non avevamo più parte del cibo e nemmeno i tovaglioli. Abbiamo addirittura rischiato che staccassero la luce al Portico, per via di bollette non pagate».

Come facevate a mandare avanti un ristorante senza cibo?

«Nell’ultimo periodo ci sono stati dei colleghi che, non sapendo come fare, hanno iniziato ad andare alla Metro a fare la spesa».

Se, come dice lei, quasi nessuno veniva pagato, perché avete continuato a lavorare per lui?

«In realtà, proprio per questo, in tanti se ne sono andati rivolgendosi ai sindacati. Gli unici che vengono pagati sono quelli che lui ritiene indispensabili, come ad esempio alcuni camerieri senza i quali non potrebbe mandare avanti le attività».

Mehmeti dice di essere un esperto di “finanza applicata” e di avere alle sue spalle solidi imprenditori emiliani. Lei li ha conosciuti?

«Lui ha sempre parlato di queste persone, ma non ha mai voluto fare un solo nome e cognome. Dice di essere stato in contatto con persone importanti, anche all’estero, e che queste gli hanno insegnato il mestiere».

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