I sindaci della E45 a Di Maio: "Ci incontri o manifesteremo a Roma"

Cervia

Aut aut al vicepremier Luigi Di Maio "ci incontri", altrimenti "siamo pronti a manifestare a Roma davanti alle porte del ministero dello Sviluppo economico". Appello e minaccia legata alla chiusura del viadotto Puleto sulla E45 che ha creato una "situazione talmente grave che Regioni e territori da soli non riusciranno ad arginarla".

A quasi dieci giorni dall'ultima lettera al ministro, e lamentandosi di non aver ricevuto risposta, i primi cittadini colpiti dalla chiusura di parte della strada tornano a prendere carta e penna. E mentre i giorni passano, la compagine degli autodefiniti "sindaci della E45" si allarga, visto che in calce alla lettera oggi ci sono ben 27 firme: quelle dei sindaci della Valle Savio, di parte della costa romagnola e dell'Alta Valtiberina toscana e umbra. Da Ravenna fino quasi al Lago Trasimeno.

Chiesti interventi urgenti a sostegno di cittadini e imprese, ammortizzatori e aiuti che erano già stati chiesti nei giorni scorsi. Ma "non e' arrivato un cenno". E la situazione "sta generando ogni giorno che passa con conseguenze sempre piu' gravi per il tessuto socio-economico dei nostri territori". La previsione, infatti, e' "di chiusure di aziende, licenziamenti, difficolta' a sostenere i maggiori costi da affrontare da parte di famiglie e lavoratori autonomi se non si adottano misure concrete ed immediate", mandano a dire al ministro.

I 13 primi cittadini romagnoli, sette toscani e sette umbri rincarano: "Se la situazione dovesse perdurare, i danni aumenterebbero esponenzialmente travolgendo anche tutto il settore turistico delle aree interne, dell'Appennino e della costa romagnola, che vede nella E45 il collegamento con il resto dell'Italia e dell'Europa". E infatti tra le firme ci sono quelle di Michele De Pascale (sindaco e presidente della Provincia di Ravenna), Luca Coffari (Cervia) e Matteo Gozzoli (Cesenatico). A Di Maio i sindaci della E45 ricordano che le Regioni Emilia-Romagna, Toscana ed Umbria hanno decretato lo stato di crisi regionale e hanno avanzato al Governo la dichiarazione di stato di crisi nazionale, anche questo senza risposta. Ecco perché un incontro col ministro per un un tavolo di gestione della crisi "non è ulteriormente rinviabile". A rincarare la dose è il primo cittadino di Cesena Paolo Lucchi. "Ci pare inspiegabile che il ministro Di Maio non abbia ancora trovato il tempo di rispondere alla nostra lettera, vista l'estrema urgenza della situazione". E il fatto che tutto questo sia stato ignorato, "e' molto grave". A questo punto, "se non avremo risposta in tempi brevi, stiamo valutando, come sindaci ed amministratori dei territori colpiti, di organizzare una manifestazione davanti al ministero. Solo in quel modo, probabilmente, il ministro troverà modo di ascoltarci e di rendersi conto della gravità della situazione".

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