Ravenna, portuale malato per l’amianto: la prescrizione cancella tutto

RAVENNA. Per sei anni è stato a contatto diretto con l’amianto, respirando quelle polveri killer che oggi lo costringono a dover convivere con una grave e incurabile patologia ai polmoni.

Purtroppo per lui, però, da quei fatti per la giustizia italiana sono passati troppi anni, e ieri mattina il giudice ha dovuto chiudere il procedimento penale con una sentenza di non luogo a procedere per intervenuta prescrizione. E così nessuno saprà mai se gli allora rappresentanti della Compagnia portuale di Ravenna abbiano o meno delle responsabilità sulle “lesioni personali gravissime” a cui è costretto il 61enne di Fusignano, parte lesa nel processo appena conclusosi.

Il lavoro in azienda

Quando nel 1978 l’uomo iniziò a lavorare alla Compagnia portuale l’amianto era un materiale d’uso quotidiano, vista la sua ottima capacità di isolamento termico. Tuttavia già allora erano ben noti, specialmente ai dirigenti, le conseguenze nocive che derivavano da una reiterata esposizione alle polveri di quel materiale, in grado di depositarsi nei polmoni dei lavoratori per anni, per poi un giorno “risvegliarsi” e tramutarsi in tumori maligni ai polmoni.

Dal ’78 all’84 il sessantunenne ha svolto dentro l’azienda il compito di facchino e gruista, ma secondo le indagini allora svolte dal pubblico ministero Vincenzo Antonio Bartolozzi l’uomo è stato in più occasioni chiamato a svolgere mansioni che comportavano un’esposizione all’amianto. In particolare si parla di scarico di navi “contaminate” - così come ricostruito dagli inquirenti -, stoccaggio di merci trasportate via mare e pulizia dei magazzini con macchine spazzatrici.

In questo contesto, secondo l’accusa, i due imputati - allora rappresentanti pro tempore della Compagnia portuale di Ravenna - avrebbero omesso di fornire un’adeguata prevenzione e informazione sui rischi derivanti dall’amianto, venendo così meno alle norme sulla prevenzione degli infortuni sui luoghi di lavoro. Una colpa che sarebbe consistita in negligenza, imprudenza e imperizia, contribuendo così a cagionare la malattia del lavoratore, ossia asbestosi e placche pleuriche.

Il picco nel 2021

Nonostante la prescrizione di ieri mattina, l’amianto e i suoi effetti nocivi continuano ad essere discussi dentro le aule di giustizia. Nelle prossime settimane si dovrebbe chiudere anche l’appello sulle morti al petrolchimico di Ravenna e tanti altri fascicoli d’indagine sono aperti negli uffici della Procura di Ravenna. Nel frattempo però le persone continuano ad ammalarsi e a morire. E secondo gli esperti il picco degli effetti devastanti dell’amianto si vedranno nel 2021, aggravando così sempre più il numero di patologie tumorali ai polmoni a Ravenna, che per questo triste dato è già ben oltre la media regionale e nazionale.

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