Ravenna, usavano la figlia minorenne per gestire lo spaccio di droga

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RAVENNA. Nonostante fosse ancora minorenne, per la famiglia anche lei doveva essere parte attiva nell’attività criminale. E il suo ruolo era quello di provvedere allo spaccio della cocaina lungo le strade di Russi. I fatti risalgono all’inizio del 2017, quando le forze dell’ordine riescono a bloccare un’intera famiglia dedita allo spaccio di sostanze stupefacenti. Sei persone vengono indagate, tutte residenti a Russi, dove avevano costituito la loro attività criminosa. Dalle indagini condotte dal pubblico ministero Monica Gargiulo emerge ben presto un fatto clamoroso. L’attività in strada, quella più a contatto con i clienti e di vero e proprio smercio della droga, la famiglia l’aveva data in mano alla più giovane, che comunque veniva sempre seguita e aiutata da un adulto.

A carico della ragazzina minorenne oggi è quindi pendente un procedimento per spaccio davanti al Tribunale dei minori, mentre ieri mattina i suoi famigliari sono comparsi davanti al gap Janos Barlotti per l’udienza preliminare. Procedimento terminato con il rinvio a giudizio per cinque degli imputati, tutti difesi dall’avvocato di Bologna Alessandro Sintucci, mentre uno solo di loro - difeso dall’avvocato Filippo Bianchini - ha chiesto di poter accedere al rito abbreviato, venendo condannato a un anno di reclusione con pena sospesa.

La piazza di Russi

L’intera famiglia è stata tenuta sott’occhio dagli inquirenti per ben due mesi, con l’intento di scoperchiare ogni singolo elemento e il suo ruolo. Con i clienti - spesso dei veri e proprio affezionati - i presunti spacciatori si sentivano addirittura per telefono, attraverso il quale presumibilmente gli veniva ordinato il quantitativo desiderato, per poi venire a ritirarlo.

Le forze dell’ordine hanno accertato almeno una ventina di episodi di spaccio nel corso dei due mesi di indagine, tutti commessi nella zona di Russi, dove la famiglia aveva trovato la sua base. Dopo aver ricevuto l’ordine, l’attività vera e proprio di spaccio sarebbe avvenuta sostanzialmente in due modalità. La prima appunto quella per strada, attraverso l’utilizzo della minorenne che in cambio della cocaina ritirava poi il denaro. La seconda metodologia è invece una delle più note tra gli esperti dell’antidroga, ossia nascondere la sostanza sotto terra o tra delle piante in un punto ben preciso, segnalato poi con un oggetto particolare per consentirgli di trovare quanto ordinato. Il presupposto sarebbe chiaramente quello di evitare il contatto diretto tra venditore e acquirente, al fine di depistare eventuali indagini. In questo caso la famiglia avrebbe nascosto la droga da cedere in via Fiumazzo sotto il terreno lungo l’argine del Lamone. 

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