Minacce ai due dipendenti della Cmc arrestati e liberati in Kuwait

Ravenna

RAVENNA. Nella schermata di Whatsapp si legge un messaggio in inglese: «Ricardo, domenica avremo due mandati d’arresto per te e Andrea. Ci vediamo presto». Il telefono è verosimilmente quello del project manager di Cmc Ricardo Pinela, arrestato e rilasciato mercoledì in Kuwait assieme al collega cesenate Andrea Urciuoli in seguito a un tumulto scoppiato in un cantiere, alla luce della decisione della cooperativa ravennate di recedere dal contratto per realizzare un quartiere residenziale a una quarantina di chilometri da Kuwait City.

I due lavoratori erano stati accusati di aver danneggiato alcuni macchinari di proprietà delle ditte a cui erano stati subappaltati i lavori.

Erano stati portati nelle camere di sicurezza della polizia locale e dopo circa 10 ore erano stati rilasciati. Ora stavano aspettando l’autorizzazione per il rimpatrio, quando hanno ricevuto il messaggio minatorio.

Il debito da 22 milioni

I guai per i due dipendenti della Cmc (Pinela, di origini portoghesi, è project manager, Urciuoli è responsabile amministrativo) sono iniziati una decina di giorni fa, dopo lo stop ai lavori con la rescissione unilaterale del contratto con le ditte locali. Mentre tutti gli altri collaboratori della cooperativa erano tornati in Italia, loro si erano trattenuti nel Paese arabo per chiudere le ultime procedure burocratiche.

Come emerso però nelle ore successive all’arresto, pare che il dietrofront della Cmc valga 22 milioni di euro. Denaro ora rivendicato da diverse società locali. Proprio da questo malcontento sarebbe partita la protesta di mercoledì nel cantiere, durante la quale sarebbe arrivata anche la polizia. Ascoltate le accuse mosse nei loro confronti, i due dipendenti sono stati arrestati.

La notizia era poi arrivata in Italia in seguito ai racconti di un terzo collega riuscito a imbarcarsi in tempo e grazie a un video girato da Urciuoli all’interno delle camere di sicurezza (pubblicato da Teleromagna24), lamentando le condizioni di trattenimento.

Dopo il rilascio, ai due dipendenti è stato riconsegnato il passaporto. Ora pare siano piantonati nella camera d’albergo, in attesa di un nuovo colloquio con le forze dell’ordine previsto per oggi.

Cmc: «Disposti a trattare»

Fonti vicine a Cmc testimoniano come «formalmente non risultino comunicazioni di azioni giudiziarie. Le minacce pervenute paiono provenire da soggetti privati locali». Secondo quanto trapelato, l'azienda si sarebbe attivata per portare a casa i due lavoratori. Certa è la rescissione del contratto sulla commessa in Kuwait per la quale, nei supposti contenziosi scaturiti, Cmc si è dichiarata disponibile a trattare.

C’è tensione nella voce di Urciuoli, che in un nuovo contatto con l’Italia ha anche lamentato la mancanza di un intervento da parte dell’ambasciata italiana, criticata anche per essersi rifiutata di aiutare il collega portoghese».

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