Ravenna, signora gli finisce addosso in bici, lui la fa cadere e la picchia

Ravenna

RAVENNA. Stava passeggiando nella zona vicino alla tomba di Dante Alighieri quando a un certo punto una signora in sella a una bici, forse senza vederlo, lo avrebbe preso in pieno schiacciandogli un piede. Peccato che la reazione di Mohammed Shushan, 43enne nato a Tripoli ma da anni cittadino italiano, sia stata del tutto spropositata. Inferocito per l’accaduto, l’uomo ieri mattina davanti al giudice ha confessato di aver spintonato la donna mercoledì sera, facendola cadere dalla bicicletta. A quel punto, non contento di urlarle in faccia diversi improperi, attirando l’attenzione dei passanti che si sono fermati a guardare, Shushan le ha prima tirato i capelli e poi le ha sferrato un pugno in pieno volto. Al giudice Antonella Guidomei l’uomo ha confessato ogni addebito, ma tenendo a fare una precisazione che ha quasi dell’assurdo: «Non l’ho picchiata per farle male», ha detto.

La fuga

La storia non termina però qui, perché dopo aver malmenato la donna, rea di avergli schiacciato il piede con la bici, Mohammed le ha preso la bicicletta rossa e si è dato alla fuga, portandole via una delle due borse piene della spesa che la donna aveva appena fatto. Subito sono stati informati i carabinieri, che si sono messi sulle tracce del fuggitivo.

Poco dopo, però, un uomo di origine straniera ha bussato alla porta della stazione dei carabinieri di via Alberoni, guardo caso in sella a una bici rossa, dicendo che si trovava lì per denunciare le lesioni subite da parte di una donna.

L’uomo non doveva però aver fatto bene i conti, perché gli uomini dell’Arma hanno capito subito che si trattava proprio del 43enne che stavano cercando e dopo aver sentito anche la vittime e aver ascoltato le testimonianze delle persone presenti, i militari hanno arrestato lo stesso Shushan con l’accusa di rapina.

Ieri mattina l’uomo, difeso dall’avvocato Marco Bertozzi, si è presentato in tribunale. Luogo che negli ultimi mesi starebbe diventando per lui quasi una seconda casa, proprio in conseguenza dei suoi continui scatti d’ira. Il giudice, dopo aver convalidato l’arresto, lo ha rimesso in libertà con obbligo di firma. Nel contempo è stata accettata la richiesta del difensore di sottoporre Mohammed a una perizia psichiatrica prima del rito abbreviato.

L’uomo, senza lavoro e senza fissa dimora, vive la sua vita tra i servizi sociali e la strada e questa non è la prima volta che si trova a dover comparire davanti a un giudice per la sua incapacità di contenere la rabbia.

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