Cmc Ravenna, pesa la crisi di liquidità. Crolla il valore dei bond

Ravenna

RAVENNA. La notizia di seri problemi di liquidità era già emersa nelle scorse settimane e Cmc aveva reagito annunciando una decisa controffensiva, con la nomina di Mediobanca come advisor per gestire la crisi e assicurandosi la consulenza di Domenico Trombone (presidente del Consorzio Cooperative Costruzioni) per la parte finanziaria e quella di Andrea Zoppini per la parte legale. Sullo sfondo 108 milioni di crediti non incassati da parte del colosso cooperativo delle costruzioni. Una situazione di sofferenza per la quale sembrava esserci stata già una parziale schiarita, quando era emersa la notizia per cui Anas (responsabile solo di una parte della situazione debitoria) aveva provveduto a saldare 22 milioni di euro per lavori effettuati per il progetto della superstrada Agrigento-Caltanissetta. Ma alla chiusura dei mercati, venerdì, l'annuncio inaspettato. E ieri, quando i listini finanziari hanno riaperto, la reazione è stata dura. La cooperativa di costruzioni in chiusura del weekend aveva comunicato il congelamento del pagamento della rata di interessi del bond da 325 milioni di euro, dovuta giovedì prossimo. Questo ha decretato il crollo del bond emesso dall'azienda ravennate. In particolare il titolo obbligazionario da 250 milioni con scadenza ad agosto 2022 e quello da 325 milioni con scadenza nel febbraio del 2023 stanno perdendo circa il 55% del loro valore, ridottosi ormai a soli 17 centesimi per ogni euro di valore nominale. Cmc Ravenna sta così attraversando una fase di tensione finanziaria in un contesto di grande difficoltà per tutto il settore delle costruzioni, che ha già visto esplodere le crisi di Astaldi e Condotte.

E a borse chiuse Cmc aveva reso noto di essere alle prese con «una situazione di tensione di cassa» a causa di «mancati incassi di commesse e/o di stati di avanzamento lavori». Una situazione che la cooperativa di via Trieste è impegnata a superare «in continuità aziendale» e ristrutturando il debito. Il cda del gruppo romagnolo ha deliberato di riunirsi entro 15 giorni «per valutare gli esiti degli approfondimenti in corso con l'ausilio degli advisors e assumere le conseguenti determinazioni». Anche Legacoop, l'associazione di categoria a cui Cmc fa riferimento e che aveva subito comunicato il “massimo impegno” nel fare la propria parte, non nasconde “il frangente molto delicato”. Mario Mazzotti, direttore di Legacoop Romagna, fa la dovuta premessa: «La materia interessa una società quotata e quindi l'attenzione già osservata dal Gruppo nella diffusione di informazioni sensibili è doverosa». Ma il dirigente dell'associazione di categoria pur sottolineando «la crisi consistente, dovuta ai mancati pagamenti che si associano ad una situazione debitoria importante e alla congiuntura di settore molto complicata», esplicita come si stiano «utilizzando tutti gli strumenti per tutelare i soci, i lavoratori e la presenza aziendale». In tal senso anche gli stipendi dei dipendenti, si legge chiaramente fra le righe. Mario Mazzotti vede comunque «i margini per poter rianimare una situazione complicata. Cmc dispone di importanti asset, compreso il controllo di importanti aziende di livello internazionale. Vediamo i presupposti – conclude – per garantire la continuità».

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