Casaleggio prof per i giovani a Ravenna ma i suoi “ex” lo contestano

Ravenna

RAVENNA. Davide Casaleggio sale in cattedra per insegnare la democrazia diretta ai giovani amministratori pubblici, ma alcuni allievi sono un po’ indisciplinati. Il presidente della Casaleggio Associati nonché presidente della piattaforma Rousseau (l’hub da cui passano decisioni e finanziamenti del Movimento 5Stelle) era infatti ieri a Ravenna a chiudere la prima delle due giornate che si tengono alla sala Baldini della Provincia organizzate da Anci per la formazione di giovani consiglieri comunali, sindaci e assessori da tutta Italia e di tutti gli schieramenti politici.

La relazione del figlio del fondatore del movimento pentastellato scorre liscia per vari minuti, mentre descrive la necessità di una «cittadinanza digitale, come espressione della partecipazione della persona alla vita pubblica» e mentre la sua carrellata storica passa dagli antesignani di moveone.org degli States fino al primo V-Day organizzato da suo padre e da Beppe Grillo. Poi è mentre si parla dei meccanismi di votazione che si alzano le mani per le domande, e soprattutto mentre afferma che «nel nostro movimento non servono “padrini” per emergere, ma solo i voti sul web» sono molti giovani del Sud a chiedere di parlare. Casaleggio non si scompone e dà la parola ad amministratori under35 siciliani e calabresi che sottolineano come invece ci fossero esponenti politici del Movimento ad esporsi pubblicamente per appoggiare candidati sul territorio, e il presidente di Rousseau sorridendo glissa con un «non si può, segnalatemi i casi e li porto al collegio dei probiviri». Riprende così la relazione, e le domande vengono ordinatamente accettate in chiusura di dibattito. Alza la mano una consigliera comunale di Chioggia che nega «l’uno vale uno, a regolare la selezione dei candidati locali sono coloro i quali coordinano i meet-up». L’amministratrice veneta cerca di condensare varie domande che, confessa, «volevo fare da tempo». Perché dopo si scopre essere stata prima eletta, poi espulsa dal M5S. E in mezzo a coloro i quali incuriositi chiedono «quale sia il modello di parlamento che lei vede fra 30 anni» o «come si fa a garantire la trasparenza rispetto ad un voto espresso sul web», c’è chi gli chiede «chi è e chi ha eletto il presidente di Rousseau? Sappiamo che Di Maio è il capo politico, con 37mila voti sulla piattaforma. Ma chi controlla la piattaforma?». Casaleggio va per ordine e spiega come la «Casaleggio associati ha fondato Rousseau e l’ha donata ad una associazione no-profit. E c’è un comitato di garanzia, cioè un organismo eletto che vigila». Qui viene interrotto: «Sì ma chi comanda nella piattaforma. Esiste un presidente, ci sono dei soci?». Casaleggio risponde laconico e il dibattito si chiude: «Lo sa benissimo chi è il presidente, sono io». an.ta.

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