Omicidio di Castiglione, "Mad" incastrato dalle sue bugie. Forse quella notte non era solo

RAVENNA. Ha mentito sulle scarpe. E ha mentito anche sull’orario del suo ultimo contatto con Rocco. E lo ha fatto quando ancora il suo nome non era stato iscritto nel registro degli indagati ma, così come è stato per tutti i conoscenti e frequentatori del pizzaiolo pugliese, anche lui veniva sentito dai carabinieri “solamente” come possibile testimone informato sui fatti. Madalin Constantin Palade ha in pratica tentato di «depistare le indagini», come rileva lo stesso giudice Andrea Galanti. Madalin detto “Mad” è il 19enne originario di Bacau, in Romania, che al momento è stato individuato come il presunto assassino di Rocco Desiante. Per questo da lunedì il giovanissimo spacciatore, residente a Castiglione di Ravenna insieme alla madre, si trova in carcere in attesa che le indagini sulla morte orribile del 43enne pugliese volgano al termine. Da quando è stato fermato dai carabinieri, Palade ha preferito avvalersi della facoltà di non rispondere, ma già ora contro di lui ci sono due elementi rilevanti: le scarpe e l’analisi del cellulare.

Quelle bugie compromettenti

Al momento è accertato che la sera prima dell’omicidio la vittima, l’indagato e una terza persona erano tutti insieme al bar di Castiglione di Cervia a guardare la Champions league. La prova arriva dai filmati delle telecamere, che hanno permesso agli inquirenti di ricostruire come fossero vestiti quel mercoledì sera sia Desiante che Palade. È con questa immagine in mano che, pochi giorni dopo aver trovato il cadavere, i militari arrivano proprio dal 19enne romeno. Gli uomini dell’Arma sanno che il giovane ai piedi aveva un paio di Nike bianche, guarda caso - per modello e numero - compatibili proprio con le orme sul sangue trovate dai Ris nella casa della morte. Ma a domanda diretta, il 19enne non esita a mentire: «indossavo un paio di Champion». Peccato che vestiti e scarpe indossati nella notte tra mercoledì 3 e giovedì 4 ottobre, siano stranamente spariti. I carabinieri hanno trovato solo una canottiera bagnata e buttata dentro un bidone della spazzatura, che all’esame del Luminol ha mostrato tracce di sangue. Forse il ragazzo aveva provato a lavarla, prima di gettarla via. Era di Rocco quel sangue? La risposta in questo senso spetterà ai Ris.

Ma “Mad” Palade ha mentito anche a un’altra domanda. «Quando ha visto o sentito Desiante per l’ultima volta?». Risposta: «Quando l’ho salutato sotto la sua abitazione, poco dopo la mezzanotte» (del macabro 4 ottobre).

Anche questa dichiarazione «è palesemente smentita dai risultati dei tabulati telefonici» scrive il gip Galanti. All’1.23, poco dopo essere uscito dall’abitazione del pizzaiolo, il 19enne lo richiama per un squillo. Il segnale in codice per farsi riaprire la porta di casa. La conferma i tecnici l’hanno trovata analizzando il telefonino dell’indagato, nonostante lui avesse tentato di cancellare ogni contatto passato con Rocco, eliminando il numero dalla rubrica, i messaggi e le chiamate.

È solo lui il killer?

C’è però ancora un’altra domanda irrisolta di questo efferato assassinio. L’assassino era solo o ha agito con altri? Al momento il procuratore Alessandro Mancini e il sostituto Vincenzo Antonio Bartolozzi, che coordinando le indagini, non escludono nulla. Tuttavia c’è un fatto che riguarda sempre Palade e che fa sorgere altri interrogativi. Il 19enne indagato dalla rubrica non ha cancellato infatti le sole chiamate a Rocco, ma tutte quelle effettuate dalle otto di sera in poi. Forse perché prima di farsi riapre la casa da Desiante e salire, i giovane potrebbe aver chiamato i suoi complici.

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