Alluvione Emilia-Romagna, come aiutare

VolontariatoInformazioni utili per fare volontariato suddivise per località:Bologna Area Metropolitana:https://docs.google.com/forms/d/e/1FAIpQLSfiEeIGSpfooB-cAJIaoI-K_aAp9W_wwhwKzFwL8EyTT5mIVw/viewformCesena:https://www.volontarisos.it/user/index.phpCervia:https://docs.google.com/forms/d/e/1FAIpQLSclceKT5KSnooMwYLyMyQO7mh080nIniirSc4ALJwU798FkCQ/viewformoppure chiamare al numero 3425211536 dalle ore 9.00 alle 18.30.Ravenna:Inviare un’email a vogliodareunamano@comune.ra.it lasciando nome, cognome, recapito telefonico e indicando quale tipo di aiuto puoi offrire.Imola:https://www.comune.imola.bo.it/argomenti/sicurezza-e-protezione-civile/emergenza-maltempo/come-aiutareForlì:Chiamare al numero 0543 712301...

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Addio a un pezzo di Ravenna. Chiude la storica Cappelleria Manzoni

RAVENNA. Ravenna si appresta a perdere un altro dei negozi storici del centro storico. Da gennaio, infatti, si abbasserà per sempre la saracinesca della storica Cappelleria Manzoni di via Gordini. Il proprietario Roberto Manzoni aveva iniziato a lavorare nella bottega a soli 17 anni in quello che doveva essere un impiego temporaneo prima di trovare un lavoro serio. Ma come avviene per tutti gli amori più travolgenti, quello per i cappelli è stato un colpo di fulmine. Tre anni più tardi e ancora minorenne (a quei tempi la maggiore età era ventuno anni), nel 1973 decise di rilevare l’attività di Santino Gondolini per diventarne il proprietario. Una mossa da incosciente, la definisce oggi Manzoni, ma che ha dato il via a un vero e proprio mito della moda italiana con circa un milione di cappelli venduti in tutto il mondo.

«Ho la fortuna di aver fatto per tanti anni un lavoro che mi piace e in cui mi sono impegnato tanto – riflette Manzoni –. Ora però è giunto il momento di salutare e andare in pensione prima di arrivare a odiarlo. In nome di questa mia passione ho trascurato tante cose e adesso voglio recuperare. Ad esempio, non vedo l’ora di andarmene a pesca».

Il distacco finale dalla vita lavorativa ha coinvolto anche i suoi altri impegni di lungo corso, come l’altro negozio di Lugo e il ruolo nella Confesercenti, attraverso cui per anni si è impegnato in difesa della categoria. Se però tale incarico passerà nelle mani di un sostituto, Manzoni si è ormai arreso all’evidenza che l’eredità della sua cappelleria non verrà raccolta da nessuno.

Manzoni si era fatto trovare preparato all’avvento dell’era digitale, diventando uno dei primi in Italia a sfruttare le potenzialità dell’e-commerce. Attraverso Internet ha infatti ampliato il giro d’affari nei cinque continenti e a spedire i cappelli in più di cento nazioni diverse. Tuttavia, anche il bottegaio locale più abile, non può competere con l’intero mondo del web. Altro fattore che ha danneggiato il business è il cambiamento dei paradigmi della moda uomo. Quaranta o cinquant’anni fa il cappello segnava il rango di chi lo indossava, mentre oggi sono orologio e cellulare che ne hanno rilevato lo status symbol. Infine, l’avvento dei centri commerciali ha allontanato altri potenziali acquirenti dai negozi del centro, tanti che Montanari è stato costretto a chiudere pochi mesi addietro. «È un allarme che ho lanciato già trent’anni fa, ma che è finito inascoltato – conclude Manzoni –. Ormai conosco la faccia di tutti i passanti: mi piace stare in mezzo alla gente. Ma se il centro cessa di essere un luogo in cui trovarsi, passeggiare e fare acquisti, allora è destinato a diventare un museo morto».

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