Ingegnere di Faenza progetta villaggio lunare e conquista la comunità scientifica mondiale
La mente geniale
Il suo nome è Marco Peroni, ingegnere civile con lo studio in via Sant’Antonino: è autore di progetti visionari supportati da pubblicazioni di prestigio in varie parti del mondo, come quello di qualche anno fa per un ponte di 15 chilometri sullo stretto di Gibilterra, che collegherebbe Europa e Africa.
Una mente capace di immaginare il lontano futuro unendo fantasia e metodo scientifico: i suoi progetti per costruire basi terrestri sulla Luna o su Marte, che vedono coinvolti anche il professor Giancarlo Genta del Politecnico di Torino e il presidente dell’Agenzia Spaziale Italiana Roberto Battiston, hanno riscosso notevole interesse in campo internazionale e sono stati presentati lo scorso mese a Orlando, all’American Institute of Aeronautics and Astronautics, e successivamente al Congresso della Federazione Astronautica Internazionale di Brema.
Il progetto
Ad illustrarlo è lo stesso Peroni: «il primo problema da risolvere è quello dei raggi cosmici, assolutamente nocivi per l’uomo. In secondo luogo, lavorando quotidianamente in campo edilizio, mi sono posto la questione della sostenibilità della vita per i coloni, che dovrebbero rimanere anni all’interno della base. L’idea per deviare i raggi cosmici mi è venuta dal campo magnetico della Terra, che può essere riprodotto artificialmente servendosi di particolarissimi cavi percorsi da corrente elettrica. Quanto alla qualità della vita, la soluzione sarebbe quella di creare strutture trasparenti in superficie, e non sotterranee come nella maggior parte dei progetti, per consentire all’uomo di sentirsi parte del paesaggio». Le tempistiche per pensare ad una reale colonizzazione del satellite o del pianeta rosso sono naturalmente molto dilatate: «Una trentina d’anni – conferma Peroni –. Il mio progetto è pensato per una base da circa cinquecento persone, ma si può espandere arrivando anche a duemila o tremila, fino a vere e proprie città». Le ragioni che in prospettiva rendono interessante un simile percorso sono molteplici: «Una volta che ci si insedia, si possono organizzare centri di trasformazione delle materie prime. Le basi sarebbero inoltre punti d’appoggio fondamentali per approfondire lo studio degli asteroidi, ricchi di oro e minerali preziosi. Non sono da escludere nemmeno gli sviluppi sul piano turistico e addirittura sportivo, con la gravità bassissima che favorirebbe attività fisiche innovative». Ma il punto saliente è forse quello dell’ambiente: «l’autonomia degli spazi – conclude Peroni – imporrà lo studio di tecniche ecologiche al 100%».