Linea Rosa, 27 anni in prima linea. Ma ora il futuro è incerto

Il futuro di Linea Rosa potrebbe non essere più così sicuro. Dal primo gennaio del prossimo anno la nota associazione che da 27 anni si batte in difesa dei diritti delle donne, potrebbe infatti tramutarsi da un realtà attiva nel coordinamento dei centri anti violenza e delle case rifugio, a un semplice ente di volontariato. Il motivo è presto detto. Scadrà la convenzione che Linea Rosa ha col Comune di Ravenna per la gestione delle varie strutture, che operano nell’accoglienza delle donne vittime di violenza. Una convenzione che va avanti da 18 anni, con un rinnovo diretto nel 2006 che portò avanti la gestione fino alla fine del 2018. Questa volta, però, non ci sarà alcun affidamento diretto, ma la convenzione per i centri antiviolenza e per la case rifugio dovrebbe passare attraverso un bando pubblico. Al quale chiaramente potranno partecipare tutte le associazioni che riterranno di avere le caratteristiche per quel ruolo. l problema, come sottolinea anche la presidente di Linea Rosa Alessandra Bagnara, è che siamo ormai alla fine di ottobre, ma del bando non si vede nemmeno l’ombra. Considerando le tempistiche che occorrono, è quanto mai chiaro che il tutto non potrà essere risolto entro la fine dell’anno. Anche se dall’assessorato competente assicurano di aver lavorato tutto autunno per la gestione di questa partita. Da qui la domanda: cosa accadrà all’inizio del prossimo anno? I centri anti violenza e le case rifugio rimarranno senza un gestore, in attesa che vi sia un vincitore per l’aggiudicazione della convenzione? Oppure la gestione di Linea Rosa verrà prorogata per il tempo necessario alla chiusura del bando? Al momento si tratta di domande senza una risposta, perché in Municipio affermano di star ancora valutando quale sia la strada migliore da percorrere.

Cosa non va

Nel frattempo i casi di violenze sulle donne continuano ad aumentare. «La tematica - commenta la presidente di Linea Rosa - deve essere affrontata con sistematicità e non può essere cavalcata a seconda degli eventi che accadono, perché non si tratta di un problema emergenziale ma strutturale e culturale. Le operatrici si trovano spesso nella condizione di dover condividere, con i soggetti che compongono la rete di sostegno, i racconti delle donne. Storie dure, complesse, spesso sconvolgenti. Sarebbe importante che venisse riconosciuta alle operatrici la competenza e la regia, pur nel rispetto dei reciproci ruoli, del percorso di uscita dalla violenza, perché mettere in dubbio la loro posizione equivale a mettere in dubbio la credibilità delle donne maltrattate». Le donne che subiscono violenza hanno necessità di avere il sostegno di moltissime figure professionali, ecco perché secondo la Bagnara è importante la rete e la formazione. Rete che spesso a causa di turnover diventa difficile mantenere solida. La stessa presidente di Linea Rosa domenica scorsa in dibattito pubblico, alla presenza di Gessica Notaro, ha denunciato la difficoltà, «dovuta al ritornare sempre da capo per riprendere procedure e metodologie che potevano sembrare acquisite». Per questo ha sollecitato la presenza e il continuo sostegno delle istituzioni, soprattutto in momenti come questo di cambiamento, rimarcando la professionalità dimostrata dalle operatrici e volontarie del centro antiviolenza nel gestire situazioni anche complesse. «Sentiamo forte in questo momento - precisa -, con l’avvicinarsi della scadenza della convenzione, la responsabilità dell’associazione nei confronti delle donne e dei bambini ospiti delle quattro case rifugio. Poter garantire un luogo sicuro e un percorso di rinascita è come sempre una nostra priorità». E se non dovessimo vincere il bando? «Sono certa che molte di noi continueranno nella loro attività di volontariato a sostegno di donne vittime di violenza».

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