Aveva un sogno, diventare pilota. «Lassù ci sentivamo liberi e sereni»

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RAVENNA. Voleva volare Alessandro Mattioli, il 17enne che ha perso la vita nello schianto sabato notte a Chiesuola di Russi in sella alla sua Aprilia 125 finita contro un’auto che stava svoltando. Per questo si era iscritto all’istituto tecnico Aeronautico di Forlì, seguendo le orme del fratello maggiore, al quale era legatissimo. “Siamo uno, tu ed io, siamo come la terra e il cielo, siamo più che noi, siamo uno”. Così scriveva su Instagram lo scorso agosto, pubblicando una foto di una serata passata assieme. Con gli amici ne parlava spesso, di quel sogno, e della strada già seguita dal fratello fino a farne una professione. “Ale”, o anche “Mattio” per gli amici, voleva concludere gli studi, stava frequentando il terzo anno, per poi diventare un pilota.
Un percorso di studi che lo aveva portato a iscriversi nell’istituto forlivese, dove aveva conosciuto nuovi compagni di avventura, che lo descrivevano come una persona simpatica e spensierata.


Commuovente il ricordo di uno di questi: «Condividevamo un sogno - scrive Gian Mario pubblicando una delle ultime fotografie scattate assieme tra i banchi di scuola -, volevamo volare perché è lassù nel cielo che ci sentivamo liberi e senza pensieri. Eravamo in una dimensione che ci permetteva di ammirare la terra da una prospettiva diversa, che però per noi era la migliore. Avevi un’altra grande passione, la moto, la stessa che ti ha fatto iniziare il tuo volo verso qualcosa che molti reputano essere astratto».
Ed è proprio sull’onda di quella passione condivisa che il coetaneo fa una promessa all’amico scomparso: «Farò di tutto per raggiungere quello che era il nostro obiettivo. Se ci riuscirò ogni volta che salirò su un aereo penserò a te. Probabilmente mi guarderò attorno per vedere se c’è un altro aeroplano in zona. Proverò a contattarti con la radio e spero che tu un giorno mi risponda dicendo, “Sono tornato, volevo stare un po’ da solo tra le nuvole”».
L’amico ricorda anche le ultime parole scambiate, probabilmente nel fine settimana all’ultimo suono della campanella. Per “Mattio” sarebbe stato un sabato dedicato alla partita di calcio, prima di rimettersi in sella alla sua moto. Congedandosi il compagno di classe lo salutò con un classico “ci vediamo lunedì”, che purtroppo non si sarebbe mai realizzato.

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