Ravenna, il parroco gli dona 400mila euro, fedele nei guai per circonvenzione

Ravenna

RAVENNA. Un “grazie” da 400mila euro sotto forma di assegno. Così Don Edoardo Brioschi, compianto sacerdote che per 50 anni ha servito la parrocchia di San Bartolo, si era voluto sdebitare nei confronti del figlio di un caro amico parrocchiano, ricordando quanto il padre si fosse adoperato durante gli anni di sacerdozio. Era accaduto nel 2014, due anni prima di spegnersi all’età di 91 anni nel ricovero di Santa Teresa. Ora per il beneficiario di quell’assegno è stato disposto il rinvio a giudizio con l’accusa di circonvenzione d’incapace.

L’incontro dopo anni e l’assegno

A ripercorrere i fatti, ieri, davanti al gup Corrado Schiaretti e al sostituto procuratore Angela Scorza, è comparso l’imputato, un 69enne residente nella frazione ravennate, difeso di fiducia dall’avvocato Massimo Martini. Aveva conosciuto Don Brioschi fin da piccolo alla luce dell’amicizia con il padre, instancabile factotum per le faccende della parrocchia. Così, quando nell’estate del 2014, aveva incontrato l’ex parroco in centro a Ravenna, gli era andato incontro per salutarlo e per informarlo della morte del genitore, sopraggiunta l’anno prima. Il religioso allora gli aveva chiesto una foto del vecchio amico, invitandolo ad andarlo a trovare nella casa di riposo. Qui, il mese successivo era avvenuto il fatidico incontro: l’imputato - a suo dire incredulo - aveva ricevuto un assegno da 400mila euro, che il parroco aveva giustificato come un segno di riconoscenza per i servigi del padre e un sostegno per affrontare alcune questioni familiari. Per tranquillizzarlo aveva anche mostrato il conto corrente, con una disponibilità di circa due milioni di euro.

L’esposto della banca

Stupefatti per cotanta generosità lo erano stati anche i funzionari della banca presso la quale il religioso aveva il conto. Che ravvisando una presunta mancanza di lucidità nelle ultime operazioni del parroco, avevano ritenuto opportuno informare la Procura con un esposto, riassumendo le ultime vicissitudini attorno a quel “regalo”: due assegni intestati al 69enne, uno compilato male e l’altro di 400mila euro, non incassabili perché scoperti (gran parte della disponibilità del parroco era investita), poi altre disposizioni ritenute incoerenti.

I due testamenti

Alla morte di Don Brioschi anche le memorie testamentarie hanno alimentato l’acredine tra l’istituto bancario e il beneficiario della donazione del parroco. Ma se la questione dell’eredità si è conclusa con un accordo stragiudiziale tra le parti, dal punto di vista penale è rimasta in piedi l’accusa di circonvenzione. Ed è appunto sulla capacità del sacerdote di intendere e volere che saranno risentite alcune delle persone vicine al religioso. Se negli ultimi anni di vita l’Opera di Santa Teresa aveva nominato un amministratore di sostegno, la difesa dell’imputato insiste sulle dichiarazioni di chi sostiene che il parroco avesse più volte dichiarato di voler effettivamente lasciare quel denaro alla famiglia dell’amico scomparso.

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