Zuffa tra bambini a scuola a Faenza: alunno di 7 anni all’ospedale

Faenza

FAENZA. Dieci giorni di prognosi, un labbro tumefatto e un dentino fratturato. Così un bambino di 7 anni, frequentante la terza elementare in una scuola faentina, è stato consegnato venerdì scorso alla baby sitter quando è andata a prenderlo, alle 16.40, al termine delle lezioni. Si sarebbe azzuffato con un coetaneo durante l’orario scolastico e ieri il caso è esploso sui social dove si è toccata con mano la degenerazione dei commenti. Pestaggio, bullismo, incidente: se ne sono sentite tante. A fare emergere il caso è stata la madre dello scolaro che ha pubblicato la foto del bambino e che al telefono ha poi confermato e fornito la sua versione dei fatti.

"Che non accada più"

"Sono sconcertata – ha detto – perché sono venuta a conoscenza dell’episodio solo dalla baby sitter, che mi ha informata quando mio figlio è uscito. Vorrei essere io, se succede una cosa simile, a decidere se lasciarlo a scuola o portarlo subito al pronto soccorso. Invece gli hanno messo il ghiaccio e a nessuno è venuto in mente di fare una telefonata. Sono cose che possono accadere, ma ho il diritto di sapere subito. Dieci giorni di prognosi parlano chiaro, non bisognava minimizzare. Io non denuncio nessuno, vorrei solo che certi episodi non accadessero più, né ai miei figli né agli altri".

Sanguinante in cortile

Sabato scorso la signora si è recata a scuola e ha chiesto spiegazioni, ma non è rimasta soddisfatta delle risposte ricevute. "Mi dovevano avvisare – riferisce –, mio figlio aveva tutto il viso sanguinante e non mi dicono nulla? Il tutto è avvenuto in cortile, dopo il pranzo: saranno state le 14, quindi fino alle 16.40 c’era tutto il tempo per una telefonata". E ancora: "Sono consapevole che possano verificarsi delle zuffe tra alunni, ci sono sempre state, ma almeno vista la gravità delle ferite ho tutto il diritto di decidere io cosa fare. So anche che è un dente da latte, e che fortunatamente ricrescerà, ma se fosse stato colpito in un occhio? Io i miei figli non li tocco: se me lo pestano a scuola dove dovrebbe essere sorvegliato e tutelato, almeno avvisatemi. Il rientro è stato traumatico, non voleva andare, aveva paura di tornare in quella classe: io gli ho detto che le cose è meglio affrontarle che evitarle, così l’ho convinto".
Dalla segreteria della scuola, contattata ieri pomeriggio, solo un laconico: "La dirigente non c’è, chiami domani". La vicenda in poco tempo si è diffusa diventando oggetto di discussione politica con la Lega che ha chiesto chiarimenti e provvedimenti in merito all'accaduto.

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